Con buona pace di qualche giustizialista e di qualche corvo nero che gioisce allorquando gente non adusa a delinquere incappa, ancorché provvisoriamente e quale mero indagato, nelle maglie della giustizia, anche l’arch. Tiziana Montera ha visto annullato il provvedimento che l’aveva costretta presso il proprio domicilio nell’ambito del procedimento simpaticamente indicato “accordo comune”.
– Tiziana Montera, valorosa professionista, a fronte del suo curriculum di tutto rispetto, era stata assunta a termine dal Comune di Corigliano, con un contratto triennale dal 1° ottobre 2014 al 30 settembre 2017 e, attualmente risulta disoccupata e alla ricerca di una nuova collocazione lavorativa.-
Al di là della sussistenza degli indizi di colpevolezza, che, sia per iscritto che oralmente in sede di discussione, abbiamo lungamente ed abbondantemente contestato, la misura cautelare che ha colpito l’arch. Montera, trovava la sua ragione nel timore di reiterazione del reato e, proprio tale motivazione, appariva assurda e inconferente, stante la circostanza che già da tempo era intervenuta la cessazione di ogni rapporto lavorativo con il Comune di Corigliano e, quindi, l’eventualità del verificarsi di qualsiasi influenza della professionista sulle decisioni dell’Ente e degli Uffici dell’Ente.-
La vicenda dà lo spunto ad alcune riflessioni: In primo luogo, al cospetto del puntuale naufragio di gran parte delle misure cautelari adottate dagli Inquirenti, si evidenzia e si conferma che le maxioperazioni, con decine e decine di indagati, avranno eclatante quanto effimera valenza mediatica, ma non sortiscono buoni effetti dal punto di vista della Pubblica Accusa.-
In secondo luogo, appare sempre più evidente che, se venisse maggiormente applicato, da parte degli inquirenti, l’art. 358 c.p.p. che recita a proposito dell’attività del Pubblico Ministero che questi “svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”, con ogni probabilità, tante incriminazioni che vengono portate innanzi a senso unico e che poi naufragano al vaglio dibattimentale o, ancor prima, verrebbero risolte nel corso dell’istruttoria, in tal modo evitando di sottoporre l’indagato di turno ad inutili sofferenze e ad inopportune gogne mediatiche.-
Avv. Maurizio MINNICELLI