Chi non conosce, a Corigliano e non solo, Anna Celestino? Per lo scrivente è cara e stimata amica, nonché, come per tutta la cittadinanza, professionista seria, qualificata, scrupolosa. Con la sua attività specializzata nel settore della cura della persona, Anna garantisce occupazione non solo per se stessa ma anche per altre persone e contribuisce alla vitalità del tessuto socio-economico della città.
Quella stessa vitalità che adesso rischia di vacillare, o per meglio dire di spegnersi definitivamente, perché la crisi legata all’emergenza pandemica in atto sta travolgendo, tra tutte le categorie lavorative, anche quella dei parrucchieri e delle estetiste, a dir poco numerosa nella città di Corigliano Rossano.
E così Anna Celestino, dopo ben 31 anni d’ininterrotta attività, “minaccia” la chiusura del suo “storico” salone di bellezza qualora le preposte istituzioni, ad ogni livello e ciascuno per la sua parte, non si diano da fare, in modo celere ed efficace. Una vera sconfitta non solo per Anna, approdata nel corso del suo percorso a prestigiosi palcoscenici nazionali, ma per l’intera comunità.
“Dopo oltre un trentennio d’attività – dichiara Anna – mi trovo davanti ad un bivio, e come me tutti i colleghi che tra non pochi sacrifici, umani ed economici, credono fortemente in questo lavoro e nella sua utilità sociale. Com’è possibile che il Governo nazionale ci chieda di rimanere fermi fino al prossimo primo giugno dopo essere rimasti a casa già due mesi? Comprendiamo perfettamente le motivazioni di cautela e prevenzione che ne stanno alla base, ma non autorizzandoci a riaprire prima, pur con tutte le idonee misure di sicurezza per la salute di noi operatori e di tutti i nostri clienti, si decreterà la fine dell’intera categoria e del sistema occupazionale che ne rappresenta l’essenza. Rivolgo un pubblico appello al Sindaco di Corigliano Rossano, alla Presidente della Regione Calabria, alle Forze dell’Ordine. Occorre intervenire subito e non attendere oltre ed attivarsi per far sì che anche la stessa riapertura avvenga a ben precise regole: come possiamo farci noi carico delle spese di sanificazione oltre tutte quelle già derivanti dalla nostra attività? Andremo a lavorare solo per far fronte alle spese? Allora se è così valuterò attentamente le determinazioni da assumere, non è possibile riprendere la propria attività a queste condizioni. Il Comune si dia da fare, dando voce alle difficoltà della nostra categoria, come la Regione con opportuni incentivi di sostegno, mentre alle Forze dell’ordine rivolgo un accorato appello a vigilare attentamente su eventuali “furbetti” che, trasgredendo alle norme in vigore, possono liberamente uscire di casa e recarsi presso il domicilio di singoli clienti per eseguire taglio dei capelli e correlati servizi. La sottoscritta, come la stragrande maggioranza dei miei colleghi, rende onore all’intera categoria e resta a casa, tenendo chiuso il locale e non recandosi mai, nel rispetto della legge, a casa dei clienti, ma esige che tutti abbiano lo stesso comportamento, altrimenti chi sbaglia venga individuato e sanzionato. Attendo, dunque, dalle istituzioni interventi forti e chiari, altrimenti molti di noi, in primis chi si fa portavoce di questo pubbligo sfogo, non alzeranno più le serrande delle rispettive attività”.
Nell’unirci all’appello di Anna Celestino, ci auguriamo che si passi adesso, in base alle competenze che la legge assegna a ciascheduno ente, a tangibili interventi. La misura è colma.
Fabio Pistoia