Sono giorni critici quelli che stiamo vivendo, segnati dall’ansia e dall’inquietudine per ciò che sta seminando questo maledettissimo virus.
In Italia, come nel resto del mondo, stiamo fronteggiando, oltre al pericolo per la vita umana, dato che la curva dei contagi, subito dopo l’estate, è ricominciata a salire vertiginosamente, destando ancora più preoccupazione in previsione della stagione influenzale che sta per arrivare, e per cui a ritmo incessante ci giungono dai medici e dagli scienziati scrupolosi inviti all’accortezza e al rispetto delle regole prescritte, anche forti sconcerti per quelle che saranno le sorti dell’economia. Premetto che non condivido le tesi negazioniste né quelle economico-complottiste che, fin dalla scoperta di questo virus, hanno iniziato a circolare, turbando, ancora di più, gli animi delle persone, fino a metterci, addirittura, gli uni contro gli altri: da un lato quelli che temono il virus, dall’altro quelli che lo snobbano. Credo che il dovere di ognuno di noi sia quello di avere rispetto per la situazione. Le milioni di vittime di questa pandemia non sono dati costruiti a tavolino. Non sono frutto di una invenzione. E’ gente morta in un letto di ospedale e nel peggiore dei modi, nella sofferenza fisica e senza ricevere l’ultimo saluto da famigliari, parenti e amici.
Poco mi interessa se la causa determinante di questi decessi sia stata il Covid o altra patologia preesistente o connessa. Dinanzi alla morte per malattia occorre solo rispetto e riflessione. Ma, ancor di più, esiste un termine che forse potrebbe rappresentare l’arma con la quale fronteggiare questo pericolo: prevenzione.
Per questo mi rivolgo a tutti, in particolare ai più giovani, dei quali ben posso comprendere l’entusiasmo, la vitalità e la spensieratezza.
Facciamo che questa triste pagina della storia del mondo ci serva per capire quanto sia importante la vita umana, la salute e il benessere fisico. E facciamo anche in modo che tutto ciò che ne è conseguito: dalle vittime al sacrificio dei medici e di tutti gli operatori sanitari, dall’impegno delle forza dell’ordine alle azioni di solidarietà, sia per noi fonte di arricchimento morale, forza e coraggio.
Non possiamo permetterci di sottovalutare questa tragedia. Anche se ognuno di noi, magari, preferirebbe dare la colpa a politici, governanti, speculatori e a tutti coloro che reggono le sorti del mondo.
Non è il momento per una ribellione. Ora è importante uscirne.
Non fatevi plagiare da quelli che vi raccontano fantomatiche storie sul nuovo ordine mondiale, sul complotto per ridurre la popolazione terrestre, sull’assoggettamento psicologico e cavolate varie.
Pensate, piuttosto, a non essere contagiati, a non fare la fine di quelli che ancora sono sotto cura farmacologica o, peggio ancora, di quelli che, seppur guariti, hanno riportato effetti collaterali insanabili.
Rispettiamo le regole con senso di responsabilità e accettiamo i divieti con spirito di sacrificio.
Un giorno, guardandoci indietro, penseremo a come è stato difficile, ..e a come ce l’abbiamo fatta!
Francesco Albamonte