Riti e tradizioni a Corigliano Calabro. Ricordi ed emozioni, aneddoti e curiosità che s’intrecciano in testimonianze tramandate ai posteri da parte di chi ha vissuto indimenticabili anni. Nella cerimonia del battesimo, come in quella del matrimonio, si seguiva un rituale ben preciso, fatto di semplici ma inderogabili norme.
La prima parte del cerimoniale si svolgeva in casa e riguardava sia la preparazione dei dolci e dei liquori e, in qualche caso, della cena (la cerimonia in chiesa avveniva sempre di pomeriggio) e sia la vestizione del neonato o per meglio dire la sua infasciatura con fasca, spraghina, cammisella e juppiniella. Sulla fascia veniva messo un coprifasce con pizzi ed una specie di mantellina ricamata, chiamata matinatella, ed in testa una cuffia di seta anch’essa ricamata. La seconda parte era precipuamente coreografica e riguardava il corteo. Questo veniva aperto da un ragazzo che portava la ‘ndorciƏ (un cilindro di legno laccato, a forma di grossa candela del diametro di cinque centimetri e lungo un metro o poco più, sul quale erano dipinti nelle parti estreme dei fiori e nella parte centrale una immagine sacra).
“Dalla parte superiore della ‘ndorcia – scrive il compianto studioso di storia locale Antonio Russo in un racconto fedelmente riportato dallo scrupoloso e attento professore Giovanni Scorzafave – pendeva un lungo e largo nastro celeste di seta ed un fiocco nero se il battezzando era maschio; un nastro rosa, invece, se era femmina. Dietro al ragazzo con la ‘ndorcia ne seguiva un altro con la ciucculatera (caffettiera con acqua calda); poi seguiva la donna (quasi sempre del vicinato) che portava il bambino e accanto a questa ‘a vammanƏ, levatrice; chiudevano il corteo i parenti e gli amici più intimi. La madre del piccino o della piccina rimaneva a casa; il padre seguiva il corteo ma non assisteva al rito del battesimo perché, secondo la tradizione, “portava male” e quindi restava fuori della chiesa; il compare e la comare, invece, aspettavano in chiesa, e non partecipavano al corteo. Terminato il rito religioso, il compare consegnava una busta con soldi ed un’altra con confetti al parroco; una busta con soldi alla levatrice e faceva un piccolo regalo, sempre in danaro, al sagrestano, ai ragazzi della ‘ndorcia e della ciucculatera, ed alla donna che aveva portato il neonato. Al ritorno dalla chiesa, le donne del vicinato facevano gli auguri al padre, al padrino ed alla madrina, lanciando confetti da porte, finestre, balconi. Anche la madre aspettava sull’uscio di casa con una guantiera di confetti per fare gli auguri al suo piccino e, a sua volta, riceverli da suo marito, dalla comare e dal compare. Una volta in casa, la madre si sedeva tenendo in grembo il suo bambino e la comare prima e gli altri parenti madrina era, in genere, il più importante: una catenina con medaglina d’oro, un braccialettino d’oro, una spilla d’oro oppure del denaro”.
Infine, musiche e balli, intramezzati dalla distribuzione di dolci e liquori, chiudevano la parte ufficiale della cerimonia, che segnava anche il momento in cui gli amici salutavano ed andavano via. Il compare ed i parenti stretti venivano invitati a prendere ‘nu muzzucunƏ, il che significava prendere parte ad una cena in piena regola allietata dal rosso e genuino vino paesano.
Fabio Pistoia