Poco dopo le 2,30 del mattino del 23 settembre 1968 moriva, nella cella del Convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio da Pietrelcina, il Santo dei nostri giorni. Furono subito in molti a pensare che questa data sarebbe stata una tappa della storia.
Una pietra miliare. Il trapasso avvenne alla presenza di alcuni confratelli, del dottor Giuseppe Sala, medico di Padre Pio e sindaco di San Giovanni, del dottor Giuseppe Gusso, chirurgo e anestesista, primo direttore sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza, amico personale del Padre.
Nel centro del Gargano si era appena concluso il convegno internazionale dei Gruppi di preghiera per celebrare i cinquant’anni dal 20 settembre 1918, data in cui il figlio di Pietrelcina ottenne il dono delle stimmate. Un dono equivalente a un enorme sacrificio, a una sofferenza offerta per il perdono dei peccati e la salvezza degli uomini.
Il ricordo dell’umile Frate non può non partire dal suo concetto di vita e di morte, collocato al centro del suo universo e della sua santità. La vita è la proiezione del Cristo risorto: questo può e deve consolarci. E anzi rappresenta una certezza, grazie alla sua testimonianza.
E una città dalla forte devozione popolare e dalla grande fede per San Pio, qual è Corigliano Rossano, non poteva di certo farsi trovare impreparata dinnanzi a simile avvenimento. Numerose, difatti, sono le iniziative all’uopo organizzate di qui ai prossimi giorni, con la promozione di momenti di preghiera alla luce dell’anniversario del transito di Padre Pio nel Regno dei Cieli.
Le opere di Padre Pio, a cominciare da Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, traducono in atti concreti il suo pensiero e la sua santità. E oggi sono milioni le donne e gli uomini di tutti i continenti che lo amano, lo pregano, lo considerano ancora vivo tra noi.
FABIO PISTOIA