La salute mentale rimane uno dei più gravi problemi del servizio sanitario dell’Asp di Cosenza. L’associazione di volontariato “Silenzi Voci Sorrisi” nata nel Centro di salute mentale di Corigliano, dall’unione di familiari, utenti e volontari, in questi anni ha più volte denunciato carenze e disservizi che non sono riconducibili esclusivamente a problemi di carattere economico, ma propri di una istituzione che non vuole cambiare.
Eppure ci troviamo di fronte ad ammalati indifesi e che hanno bisogno di particolare assistenza, proprio a causa della malattia di cui soffrono, ed il più delle volte l’unico baluardo serio di assistenza per costoro è la famiglia. Ma fin dove possono arrivare i familiari di un malato mentale, se questi non hanno il supporto di chi questi malati deve prendere in cura ? L’associazione coriglianese nei giorni scorsi aveva inviato una lettera al commissario della sanità calabrese, Massimo Scura, sottoponendogli tutte le questioni che non vanno qui da noi, ma sottolineando anche un aspetto davvero inquietante: “Non ci spieghiamo – scrivono dall’associazione – come a distanza di trent’anni dalla riforma psichiatrica, ci ritroviamo con dei centri di salute mentale che di fatto sono dei semplici ambulatori, che non prendono in carica, che non forniscono un servizio di assistenza domiciliare, che nei casi più gravi addirittura abbandonano. Un servizio che non ha l’obiettivo di curare e riabilitare ma si limita a contenere e istituzionalizzare i malati”. Davvero parole gravi sulle quali vi è la necessità da parte dei responsabili sanitari di avviare una inchiesta seria e particolareggiata, proprio allo scopo di individuare, ove ve ne fossero, delle responsabilità. “Come utenti e familiari – si legge ancora nella lettera – alle istituzioni preposte abbiamo semplicemente chiesto: una istituzione che promuova l’entrata piena del malato di mente nel mondo dei diritti, per aiutarlo nel complicato rapporto nel contesto sociale e per sostenerlo nei percorsi di ripresa e guarigione; un dipartimento con obiettivi e regole chiare, che si assuma le proprie responsabilità dei percorsi di cura, che attivi gli organi partecipativi, come la consulta dipartimentale e le attività di miglioramento continuo ( MCQ); un centro salute mentale aperto, che prenda realmente in carico il paziente con tutto il portato sociale connesso allo stato di sofferenza; la necessità di migliorare l’assistenza domiciliare e realizzare una rete integrata di servizi con le altre agenzie sanitarie sul territorio per i pazienti che rifiutano di curarsi; una reperibilità dedicata alle attività territoriali per la gestione degli stati di crisi, visto che il Csm è chiuso sabato e domenica e per evitare un Tso in un reparto come quello di Corigliano che invitiamo a visitare; progetti di riabilitazione psico-sociale, come quello per facilitatore sociale o esperto tra pari, che stimolino gli stessi pazienti ad affrontare la malattia, superarla ed aiutare gli altri”. Il commissario Scura non si è fatto pregare e lo scorso 16 maggio ha incontrato i responsabili dell’associazione, e nel corso dell’incontro ha mostrato di condividere che le carenze evidenziate non sono riconducibili solo a questioni di carattere economico, ed ha approvato la necessità di riorganizzare i servizi con politiche più territoriali e meno ospedaliere. Infine si è impegnato a portare la problematica in seno ai vertici della sanità calabrese per rendere l’istituzione psichiatrica realmente aperta e centrale nel vasto contesto dei servizi sanitari regionale.
Giacinto De Pasquale