Italiani popolo di risparmiatori. Un luogo comune confermato dalla tendenza, anche a fronte di tempi particolarmente bui, a racimolare qualcosa da tenere da parte per spese ed evenienze varie. Negli ultimi anni questa tendenza è stata resa ancor più necessaria da due fattori scatenanti: la crisi e la situazione della previdenza sociale. In tempi particolarmente bui come quelli della crisi che ha toccato gran parte delle nazioni europee, il risparmiatore italiano ha messo in mostra la sua dote migliore, continuando a risparmiare e preferendo non investire per minimizzare i rischi. Ora quei fondi possono essere reinvestiti in strumenti finanziari che possono generare profitto.
Una delle opzioni a disposizione sono le cosiddette pensioni integrative,e il boom di questi strumenti finanziari è giustificato dallo stato del sistema previdenziale nazionale. Un dipendente con uno stipendio medio in Italia potrebbe ritrovarsi al termine del suo rapporto lavorativo con una pensione non adeguata alle necessità e alle evenienze di varia natura. Per valutare la propria situazione previdenziale, basterà verificare nella sezione “La mia pensione” del sito web dell’Inps a quanto potrebbe ammontare un assegno mensile di pensione. In virtù dell’esiguità dei versamenti proliferano i fondi pensione, proposti da banche, istituti assicurativi e privati, a cui si affiancano i Piani Individuali Pensionistici. La prima opzione consente di dirottare i risparmi verso la pensione, consentendo di accumulare quanto necessario per compensare le mancanze del sistema previdenziale sociale. Scartando i buoni fruttiferi postali, che con il tempo hanno perso tutti i vantaggi legati all’interesse annuo, sul mercato sono presenti tre tipologie di fondi pensione: quelli chiusi, riservati a determinate categorie lavorative o a gruppi geografici, quelli aperti, riservati a qualsiasi lavoratore, dipendente o indipendente che sia, e i piani individuali di previdenza. In questa categoria rientrano i cosiddetti PIP, ossia i Piani Individuali Pensionistici
Questo strumento previdenziale è stato introdotto da poco a livello nazionale ed è simile ai Pepp già presenti in tutta Europa: si tratta di strumenti di previdenza volontaria, che si aggiungono e integrano quella obbligatoria prevista dalla legge italiana. I PIP sono strumenti di accumulo capitale esclusivamente orientati alla pensione, che consentono al lavoratore di preservare un capitale in vista della pensione e di ridistribuirlo sottoforma di una rendita mensile o in soluzione unica. A queste caratteristiche si aggiunge il vantaggio fiscale della deducibilità delle quote investite, a cui fa da contraltare la perdita di controllo su parte del capitale, che non può essere prelevato fino al termine stabilito dalla legge, ossia al raggiungimento dell’età pensionabile. Sono pochi, infatti, i casi in cui il risparmiatore può attingere a quanto versato per il PIP, e si tratta sempre di esigenze particolari.
Il Pip è anche uno strumento molto flessibile, dal momento che è il sottoscrittore a decidere l’ammontare del versamento e a variarlo o interromperlo in caso di necessità. Altro vantaggio del Piano Individuale Pensionistico è la reversibilità. Al momento della sottoscrizione, il contraente può infatti decidere di estendere la rendita vitalizia non solo alla sua persona, ma anche agli eredi, in modo tale da predisporre garanzie anche nel momento del decesso.