Feeling, appeal, che dir si voglia: in questi ultimi mesi l’amministrazione Geraci e – nello specifico proprio il sindaco – pare in caduta libera nell’indice di gradimento. I cittadini sembrano essersi stancati della sua guida politica, di finanze, a suo dire, ripianate tranne poi non non riuscire a risolvere tutta quella miriade di problemi che da anni angustiano la vita dei cittadini, come confermato proprio di recente dall’ex assessore al Bilancio, Siinardi.
Eppure, più di qualcuno in città, nel 2013 aveva riposto speranze in una “cura” del già due volte sindaco e deputato. Ed invece basterebbe parlare con la gente per rendersi conto che l’indice di gradimento è ai minimi termini.
Checché ne dicano gli strenui campanilisti, anche per colpa della fusione. Gli atteggiamenti ondivaghi che passano dall’essere un tifoso, all’essere contrario nel giro di pochi mesi, agli occhi dei coriglianesi stanno condannando ulteriormente l’atteggiamento ambiguo di un sindaco che, fosse per lui, farebbe di tutto per evitare il referendum.
Gli analisti della politica locale mormorano fra i denti che dietro il ricorso al Tar per bloccare il referendum del prossimo 22 ottobre, presentato da cinque cittadini fra cui un ex funzionario comunale ed il consigliere comunale di maggioranza Caravetta, pare ci sia la regia del primo cittadino. O quanto meno, il suo tacito avallo perché appare impossibile e impensabile che Geraci non ne abbia saputo nulla. E qui, si badi bene, non si parla di essere favorevoli o meno ad un processo di sviluppo territoriale, ma di tentativi di boicottare il “grande gioco” della democrazia. Di impedire ai cittadini, insomma, di votare liberamente.
Questi atteggiamenti non stanno facendo altro che gonfiare ulteriori malumori nella sua maggioranza, rispetto a quelli che ci sono già. Buona parte dei consiglieri comunali a lui fidi, hanno pubblicamente preso le distanze dalla presa di posizione del consigliere firmatario, stigmtizzando proprio questi atteggiamenti che stanno assumendo sempre di più i connotati della censura.
Da tempo, però, la maggioranza soffre di una tenuta che non sembra essere più stagna come un tempo. Lo scorso consiglio comunale, per esempio, durante una votazione si sono astenuti quattro consiglieri di maggioranza; poi i consiglieri Algieri, Ascente, Bruno, Dardano, Olivieri (in un primo momento c’era anche la Avolio a firma della nota), quindi anche Turano, hanno preso le distanze dai metodi, dal ricorso al Tar, sostenendo strenuamente il processo di fusione.
I primi cinque chiedono al sindaco di fare chiarezza all’interno della stessa maggioranza altrimenti «saremo – scrivono – costretti a determinarci politicamente». Il che è tutto dire. Che siano pronti a far cadere l’amministrazione Geraci? Probabile.
Il consigliere Turano ha poi aggiunto che la politica «ha il dovere di vigilare e di incidere affinchè la fusione possa realizzarsi nell’esclusivo interesse delle nostre comunità. Mi auguro che si punti, almeno in questa occasione, sul confronto e non sulla divisione del nostro popolo in buoni e cattivi a seconda delle posizioni che si sostengono». Come dargli torto?
Recentissimo è, infine, l’intervento dell’ex assessore al Bilancio, Siinardi, il quale, da quanto afferma e scrive (http://www.coriglianocalabro.it/index.php/politica/15733-siinardi-il-crack-finanziario-di-geraci), avrebbe le prove del crack finanziario dell’amministrazione targata Geraci.
Luca Latella