«Sono senza casa da mesi e davanti a loro nessuna prospettiva certa sul futuro. Chiedono, soprattutto, la messa in sicurezza del Crati: la Regione si attivi al più presto perché sono anni che langue. Che fine hanno fatto i soldi per la mitigazione del rischio idrogeologico?»
Stamattina sono stata a Thurio per monitorare la situazione degli abitanti vittime dell’alluvione causata dalla rottura dell’argine del Crati lo scorso novembre che protestavano. Le loro lamentele di oggi nasce con forza perché ieri avevano ricevuto la lettera dal Comune nel quale si dice loro che dal 10 aprile dovranno lasciare l’albergo in cui soggiornando da dopo l’alluvione. Rischiano di essere sbattuti fuori dall’albergo a causa delle mancanze della Regione Calabria e del Comune di Corigliano ma non hanno un posto dove andare perché l’Asp ha detto chiaramente che le loro case non sono agibili perché mancano gli standard minimi sociosanitari. La loro protesta è più che legittima soprattutto perché prima di spendere soldi per la sistemazione delle loro abitazioni chiedo la messa in sicurezza dell’argine del fiume per evitare che nuove alluvioni distruttive possano verificarsi. Il rischio, infatti, è sempre molto alto. La Regione dice di aver dato i soldi al comune ma, nei fatti, sono decenni che non si opera nell’alveo del fiume. I problemi non si risolvono con due camionate di terra e sabbia. Che fine hanno fatto questi soldi? Perché non si lavora alla messa in sicurezza del Crati nonostante le alluvioni registrate in questi anni? Ci sono state anche due inchieste della Procura di Castrovillari che hanno accertato le mancanze di sindaci e Regione nel caso-Crati. Nonostante il lavoro degli inquirenti vada avanti non s’è fatto nulla. E oggi scoppia l’ennesima grana. Anche il tavolo che s’è tenuto in Prefettura che ha prorogato la permanenza dei cittadini sfollati in albergo fino a fine aprile non risolve il problema. Deve essere un punto di partenza. Ho saputo, infatti, in anteprima che la Protezione civile non ha intenzione di concedere lo stato di calamità perché la tragedia di Thurio e Ministalla dipenderebbe dalla rottura dell’argine e non dalla troppa pioggia. Lo avevo già detto nelle scorse settimane, oggi abbiamo scongiurato che gli abitanti occupassero la Statale 106 ma la Regione e i Comuni intervengano al più presto. In particolar modo la Regione responsabile della sicurezza idraulica dei fiumi. Il Mipaaft è al lavoro per tutelare raccolti e mandrie ma non ha senso che i cittadini ricostruiscano le loro case in una zona dove domani potrebbe succedere quanto accaduto a novembre perché l’argine è ancora debole e lesionato. Sono state ignorate anche le denunce che i residenti presentano da oltre dieci anni. Non è più tollerabile.
Rosa Silvana Abate (M5S Senato)