“Povero, piccolo paese mio
tu pensi ancora che con te fui scortese
quando ti lasciai per andar via;
ma credimi non fu colpa mia.
Tu eri povero e forse lo sei ancora,
non potevi darmi quello che cercavo allora.
Così fui costretto a lasciarti, ad andare via,
ma sapessi con quanta malinconia.
Quanto tempo da allora è passato,
ma io non ti ho mai dimenticato
e senza voler lusingarti
devi sapere che non ho mai cessato di amarti.
La vita in te era armonia e bellezza,
persino la tua miseria sembrava ricchezza.
Perciò ti prego, mio piccolo caro paese,
non pensar più che fui con te scortese,
Vorrei tanto tornare, forse solo per un momento;
il tempo sufficiente per chiudere gli occhi e per morir contento”.
Questa bella poesia, rispecchia i profondi sentimenti e tanti cari affetti che mi legano al mio indimenticabile paese natio. che dedico con amore e passione a tutti i coriglianesi.
Quanta tristezza, quanta amarezza, paese mio, proprio non ti riconosco più. Ho nostalgia di come ti ho lasciato, un paese vero, fatto, prima di tutto di uomini veri, di umanità e valori che servono a vivere bene insieme .Ma, oggi, dove sei Paese mio? Non sei più quel semplice Paese, mio borgo natio, tale da farti riconoscere come luogo ideale, dove ritrovarsi ed incontrarsi, giovani ed anziani per discutere dei problemi esistenziali della vita quotidiana. Hai dimenticato il meglio di te: le tue origini, la tua appartenenza, la tua identità paesana. Un tempo, anche nella povertà e nella semplicità delle cose, sapevi apparire ricco e bello.
Oggi, purtroppo, con mia profonda amarezza continui a scivolare nel profondo degrado morale e materiale; continui a produrre indifferenza umana; continui a vivere di presente ed a rifiutarti, di pensare ed agire insieme, per cambiare e per costruire a più mani con persone oneste il tuo futuro, con un cammino ed un percorso completamente NUOVO. Continui a vivere in un presente invadente e ad essere indifferente a promuoverti per CAMBIARE.
Paese mio: non parli più: ti sei ammusonito, balbetti per non farti capire. Sei più e solo per lo stomaco e sempre meno per il pensiero, per la ragione, per l’etica. Sei diventato un paese indifferente a tutto. Non sai stare più insieme; non sai ricercare un cammino d’insieme, dialogando, ragionando e tendendo la mano, per fare una forte catena umana con le radici basate, prima di tutto, sulla tua umanità paesana. Pensi poco a te stesso; vivi distrattamente il tuo presente; assorbi in modo compiaciuto, tutte le idiozie mediatiche, tutti i prodotti di un apparire invadente che ti portano a volere sempre più, un grande bene allo stomaco insaziabile, con tanta indifferenza per la mente, per il pensiero, per la morale, per l’etica, per il sapere, fortemente legato al mondo naturale e dei campi da cui, con grande spirito di sacrificio, hai sempre saputo trarre il necessario per il tuo vivere e per quello dell’insieme sociale della tua gente. Oggi non pensi positivo: oggi, da rassegnato, da indifferente e senza protagonismo, hai delegato ad altri, tutto di te stesso; AI DELINGUENTI, AI MAFIOSI, AI CORROTTI, AL MALAFFARE, AI LADRI, AGLI SPECULATORI, AGLI AFFARISTI, AI LESTOFANTI, che ti hanno spogliato e massacrato, hanno distrutto tutto di te stesso, appropriandosi del bene COMUNE, al fine di ottenere sporchi illeciti di ricchezze personali, il privilegio dei pochi a tutto danno dei più, ti sei fatto espropriare da gente fallita, incapace, incompetente, ignoranti che non hanno mai prodotto nulla nella vita e nelle professioni. POVERO PAESE MIO, come sei finito MALE, ormai rischi anche la tua estinzione, sei stato svenduto per quattro soldi ad un pseudo comitato d’affari “UNO, CENTO E NESSUNO”. Questi sporchi delinquenti politici, ti hanno portato in prima pagina su tutta la stampa nazionale ed internazionale, per essere sciolto dal Ministero dell’Interno per INFILTRAZIONI MAFIOSE. Caro mio paese, non ti ho mai dimenticato, continuo a lottare insieme a tanti validi giovani bravi professionisti a dare dignità alla tua storia.
Povero paese mio; con te che non esisti più, non solo il tuo mondo paesano, vedo soffrirti in silenzio, nell’indifferenza dei più; la tua solitudine è la mia profonda sofferenza. Un paese splendido, bellissimo, amato da tutti, soprattutto dai nostri emigranti sparsi nel mondo, una posizione geografica invidiabile, immersa nella grande storia della “MAGNA GRECIA ”della sibaritide, mari, pianure, monti, agricoltura e turismo, fanno l’economia di tutto il territorio; nonostante tutte le avversità, le continue minacce, le lettere anonime, le tante querele, continuo a sostenerti e a tutelarti, tutto ciò non mi turba e non mi disturba, le mie idee di libertà e di pensiero mi accompagneranno fino alla tomba.
Ai lestofanti politici locali, che si illudono di essere i tuoi padroni, agli atti di intrecci e connivenze di criminalità mafiosa, abbi piena fiducia e speranze, presto sarai risarcito dai gravissimi danni causati, il lavoro certosino di TUTTE le forze dell’ordine, della Magistratura di Castrovillari, della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ti restituiranno la tua bella immagine. Ho vissuto tutta la mia giovinezza nel mio bel paese, anni gloriosi, di lotte e di battaglie politiche e sociali, mai avrei pensato ed immaginato di assistere a tanto degrado. Ci si incontrava nella gloriosa “PIAZZA DEL POPOLO”, ci si confrontava, ci si contrapponeva, ma con tanto rispetto e nel nome di certi valori e di certi ideali, che a proporli oggi si rischierebbe di apparire retorici ed anacronistici. Nessuno si interroga e nessuno coopera alla costruzione di un futuro collettivo, esclusivamente impegnati ad affermare il proprio IO, è veramente mortificante e umiliante, assistere a quella squallida e vergognosa trasmissione di dibattito/confronto tra due personaggi, probabili candidati a SINDACO:CHE SCONSOLAZIONE!
Si abbia il coraggio di tornare a far parlare la politica e la società e non il singolo di turno. Bando alle investiture di impulso, bando alle scelte emozionali o peggio ancora ai veti incrociati. E bando agli inciuci. Salviamo il nostro paese mettendoci tutti in discussione, ognuno col suo impegno, le proprie capacità, la propria coscienza. Altrimenti continueremo a lanciare vacuamente il grido di dolore: POVERO PAESE MIO.
Il mondo, tutto il mondo, è cambiato; ogni angolo della terra, senza distinzioni e differenze, vuole essere se stesso per vivere in pace, mai, come oggi, c’è nell’aria il sogno di una universalità d’insieme, se non succede tutto questo, allora sarà il caos totale, ci sarà confusione ed incomprensione che allargherà il dissenso e l’incapacità dello stare insieme. Il mondo è in cammino, nessuno fermerà più l’altro, bianco nero o giallo che sia, in questo mondo ci sarò anch’io, sarò al fianco di tanti che si sentono impegnati a costruire ponti di pace ed un mondo nuovo. Che c’è di veramente umano e di morale in chi è indifferente alla gente che soffre e che lavora onestamente, non riuscendo ad arrivare a fine mese, contribuendo pesantemente alle gravose tasse e tributi comunali, io mi sento profondamente legato al mondo dei giusti, al mondo dei diritti negati e delle violenze dell’uomo sull’uomo. In quanto uomo alla ricerca, prima di tutto, del valore della vita, mi appartiene ed appartiene a questo mondo; giorno dopo giorno lo faccio sempre più mio, impegnandomi a costruire non con l’aiuto dei potenti che un giorno saranno cancellati, in quanto indesiderati dalla loro Terra resa disumana, ma con gli ultimi, con i rifiuti viventi, camminerò insieme, per costruire un mondo nuovo, un mondo migliore con al centro l’uomo, potatore di amore e di pace e non il potere, i privilegi e l’inumanità del prevalere violento sugli altri.
“La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo” disse Pietro, “ Si può vivere anche in paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L’uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto, è libero. L’uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l’assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può”.
IGNAZIO SILONE
Prof. Giovanni FERRARI. Docente Universitario