Come si inserisce la parrocchia nella vita cittadina ? Qual è il suo ruolo ? Perché la città ha bisogno dell’attivismo della parrocchia ? A questi interrogativi cerca di dare risposta don Gino Esposito, parroco di Maria SS. Immacolata dello Scalo, il quale parte dall’osservare la città. “Osservandola – afferma don Esposito – ci si rende sempre più conto di una trasformazione che assomiglia ad un cammino a ritroso dove si perdono le coordinate del vivere alle quali non possiamo rinunciare pena la disumanizzazione.
Per noi credenti, per la parrocchia, queste trasformazioni diventano “sfide” da cogliere e orientare”. E allora cosa bisogna fare: “È necessario – per il parroco – recuperare il “tempo” come dimensione originaria e fondamentale della nostra esperienza: non esiste solo il tempo per produrre, per operare, per trasformare, ma il tempo del gratuito, del contemplativo, dell’ascolto, della sosta. È importante il recupero del “senso” cioè di una cultura che non miri “al tutto e subito”, ma spazio per investimenti (sacrifici) che proiettino verso un futuro che dice progresso e miglioramento. Spesso viviamo nella città come in un deserto, un luogo arido, un luogo che a dispetto dello spazio e delle condizioni fisiche di vita rende impossibile il contatto e la “relazione” con l’altro. La città esprime bene questa figura di una società che ci frammenta e ci isola, chiudendoci in solitudini mortali: emarginazione. Questo, spesso, conduce all’esperienza del “possesso e del consumo”, una sorta di esorcizzazione del limite e di ricerca relazionale che la città non offre più”. Ed ecco quindi il ruolo importante della parrocchia: “La Parrocchia – afferma don Esposito – non è di fronte ma dentro la città; e al tempo stesso è però chiamata a costruire un rapporto che le consenta di superare, di trascendere la città stessa, e che le consenta di mettersi in posizione critica nei suoi confronti, per poter rimanere fedele alla propria vocazione, alla propria chiamata originaria alla santità. La Parrocchia è chiamata dalla città ad un’operazione di riscrittura e di ricostruzione delle proprie grammatiche e dei propri linguaggi fondamentali per diffondere l’annuncio di Cristo. I cristiani – sottolinea ancora il parroco di Maria SS. Immacolata – sono invitati a vivere dentro la città, ma non per nascondersi o per disperdersi in un anonimato poco utile e fruttuoso; sono chiamati a questa solidarietà per aiutare gli uomini a scoprire le potenzialità, gli elementi positivi del mondo e della cultura che esprime. Se attraversata e trasfigurata dalle tante forme dell’esperienza cristiana, anche la città può diventare strumento di umanizzazione, luogo di maturazione dell’identità. A noi – così termina don Esposito – è chiesto di operare in questa direzione”.
Giacinto De Pasquale