Il comune di Corigliano Calabro in questi giorni vive un altro triste momento storico, quello del DISSESTO economico finanziario, quasi ufficiale ma ancora ufficioso, decretato dalla specifica sezione della Corte dei conti, organo dello Stato deputato a vigilare (anche) sui blanci degli enti locali. Che il bilancio del nostro Comune non vivesse una situazione rosea era noto ai più, ma che da una situazione normale, cioè da una situazione rendicontale ordinaria si passasse addirittura a una situazione di dissesto non se lo aspettava nessuno.
In realtà, a seguito delle diffuse e certificate difficoltà che sempre di più gli enti locali stanno dimostrando, il legislatore è intervenuto, con una norma ad hoc, per permettere ai comuni meno virtuosi, dal punto di vista dei “conti”, e che vivono una situazione economico-finanziaria deficitaria, di poter accedere, facendone espressa richiesta al Ministero delle finanze, all’istituto del c.d. Piano di rientro pluriennale, di durata biennale. Ebbene con l’attivazione di questo Istituto i Comuni, oltre a un finanziamento particolareggiato, a patto di presentare un piano coeso e coerente che miri a far rientrare la mola del deficit finanziario, può vedersi riconosciuto molte agevolazioni economiche che aiutano l’ente a recuperare una situazione di maggiore stabilità economica. Il nostro Comune, come ormai è noto a tutti, per inerzia o incapacità, per superficialità o incompetenza del sindaco, dell’assessore preposto, della giunta nonché di tutta la maggioranza consiliare, non ha visto riconosciuto l’ accesso a questo Istituto, ma non per “cattiveria” di qualche organo sovracomunale ma per la semplice ragione che il Pano pluriennale di rientro, che permetteva di evitare l’onta del dissesto, non è stato né preparato né presentato. E se le recenti elezioni amministrative, con l’elezione del sindaco Geraci, dovevano essere l’alba di un nuovo giorno, alla luce di questo, ma anche di altri aspetti che segnano l’inconcludenza amministrativa, oltre alla calpestazione di elementari principi di trasparenza ed eticità che ha visto protagonista proprio questa compagine di governo, possiamo dire che qui, in questo che sembra un maledetto posto, il sole non è mai sorto e la notte èrimasta più densa e più cupa di sempre. La politica è roba seria, ma qui, per i nostri politici mascherati di civismo, dietro a fittizi insegne di liste civiche, e che, in realtà, poi, sono gli stessi amministratori che è da decenni che governano o influenzano la cosa pubblica, sembra essere solo lo strumento idoneo per gratificare la propria ingordigia di potere, di contare, di stare nella stanza dei bottoni, cioè è roba da fare propria e consumare a modo proprio, senza produrre nulla di veramente produttivo per accrescere il benessere della società. Sarebbe bello che il nostro comune, per opera dei nostri amministratori che sono impegnati solo a dispensare sorrisi, strette di mano e perseguendo futili passerelle, se gli stessi si rimboccassero le maniche e iniziassero a studiare le problematiche della Città, in relazione a quelle che sono le potenzialità di sviluppo e tenendo in considerazione di quello che è lo statu quo delle cose, si colocasse oltre l’illusoria retorica, di cui il sindaco è il maggiore ostentatore, e prendesse una svolta, con uno slancio etico, con una maggiore franchezza tra amministratore e amministrato, con un nuovo modo di fare volto a un approccio analitico alla realtà, e senza cercare di fare inutili e arzigolanti discorsi, forse eleganti e anche piacevoli di ascoltare ma privi di un fondamento, scevri e fuori da quella logica e quella analisi che dovrebbe rientrare e proporsi come modello, programmatico e strutturale, da seguire e proporre di seguire a tutta la cittadinanza. Se così fosse stato, a questo il Comune non sarebbe scivolato nella buca del dissesto finanziario, ma avrebbe presentato, dopo una attenta analisi dei dati economici, dopo uno studio approfondito della realtà, rispettivamente alle possibilità da segirue e perseguire, su un piano prettamente politico e amministrativo, il Piano di rientro. E questo avrebbe permesso alle future generazioni di guardare al fututo con più speranza, e soprattutto con la convizione, di poter pensare e dire a se stessi e agli altri, che la propria gente è gente che si impegna con tutte le proprie energie per fare il bene e continuare a costruire la propria storia in nome del bene. Ma così non è stato, e il sindaco Geraci, oltre alle responsabilità del passato ha anche quelle del presente, perché non ha creato le condizioni per evitare il dissesto, e perché non ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale di cercare, con tutte le sue forze di fare il bene di Corigliano. E invece, passate le elezioni, trascorso il momento elettorale, quel bene sembra essersi dissoltosi in una inconsistenza politica che Corigliano francamente non merita e non meritava.
Giuseppe C.