“Ferramonti di Tarsia: un lager dal cuore umano”. Potremmo definirla così l’esperienza fatta da noi alunni delle classi IV-V Scuola Primaria e I Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto “ Don Bosco” di Cantinella di Corigliano, che, nell’ambito del Progetto Continuità abbiamo fatto visita, lo scorso 12 febbraio, ai luoghi che furono e sono testimonianza di uno straziante momento del secondo conflitto mondiale che ha visto patire atroci sofferenze a milioni di persone, ebrei, italiani e non solo.
Si tratta di uno dei più grandi campi di internamento presente sul territorio italiano, che ospitò centinaia di Ebrei, provenienti da ogni parte d’Europa. Diversamente dagli altri campi di concentramento, Ferramonti non fu un campo di sterminio, non esistevano camera a gas e nessun ebreo venne ucciso. La maggior parte degli internati morì di malattia, tifo o malaria: il campo, infatti, sorgeva in una zona paludosa. Oggi le baracche, dove vivevano gli internati, sono state trasformate in un museo: il museo della memoria. Noi ragazzi abbiamo potuto toccare con mano la storia di ciò che fu e che bisogna ricordare per non dimenticare, grazie all’esposizione di una guida che , egregiamente ha creato una suggestiva ed emozionante combinazione di passato e presente visibile sui volti di ognuno di noi.
Documenti, foto, oggetti personali degli internati riempiono le sale del museo, che sorge a pochi passi dall’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Oltre alla visita del museo, abbiamo avuto la possibilità di guardare alcuni video di testimonianze di sopravvissutì e siamo, poi, rientrati nelle case e aule scolastiche, sicuramente arricchiti e desiderosi di sperare in un mondo dove “mai più vi siano odio, razzismo e guerre”, come si legge nella targa posta sotto l’albero d’ulivo proveniente da Gerusalemme, dalla collina dei Giusti, e piantato tra le baracche/ museo di Ferramonti.
Gli alunni dell’Istituto “ Don Bosco” di Cantinella di Corigliano