“Non voglio polemizzare con nessuno, però è giusto che l’opinione pubblica sappia esattamente come sono andati i fatti”. Amareggiato ma deciso nel fornire la sua versione dei fatti sui soccorsi ricevuti martedì sera 10 settembre da parte del motopeschereccio SS. Achiropita, si tratta dell’armatore rossanese Nino Tommaso Caccuri. Il suo peschereccio, il più grande della marineria di Corigliano, è colato a picco martedì scorso intorno alle 20.30 all’altezza della banchina numero uno del porto coriglianese.
“Nel pomeriggio avevamo fatto il carico di carburante – racconta Caccuri – otto mila litri, ci siamo resi conto che il motopeschereccio imbarcava acqua intorno alle 20. A qual punto abbiamo cercato io e gli altri membri dell’equipaggio di azionare tutte le procedure necessarie ad evitare l’affondamento del mezzo. Purtroppo – spiega l’armatore – ci siamo resi conto che tutto era vano. Così intorno alle 20.30 ho telefonato ai vigili del fuoco di Rossano, i quali però mi hanno detto che loro potevano intervenire solo se chiamati dalla Capitaneria. Così, capite bene il mio stato di estrema agitazione, ho telefonato in capitaneria, con ogni probabilità ho sbagliato a chiamare all’ufficio giusto, fatto sta che non mi rispondeva nessuno. Così ho riprovato dai vigili del fuoco, i quali riuscendo a capire la gravità della situazione, si sono messi in contatto con la capitaneria e verso le 21.30 sono giunti sul posto”. Purtroppo tempo è passato perché si potesse evitare l’affondamento: “Infatti – afferma l’armatore Caccuri – era necessario intervenire nell’immediatezza del fatto. Ma quello che in questo frangente mi ha fatto rabbia è stato l’atteggiamento di alcuni militari della capitaneria che sono giunti sul posto intorno alle 20.50 a bordo di un pulmino di servizio. Ebbene una volta giunti li mi sono recato da loro per chiedere soccorso, ma uno di questi mi ha detto che loro non potevano fare nulla, anzi uno di loro aveva in mano un telefonino e faceva delle riprese. A quel punto non lo nego – afferma ancora Caccuri – ero in preda alla disperazione più grande, perché stato assistendo impotente all’affondamento di quel mezzo che è il nostro lavoro. In attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco abbiamo tentato l’impossibile, ma tutto è stato vano. Pensate che il macchinista l’ho dovuto tirare via dal motopeschereccio insieme al comandante, altrimenti poteva finire risucchiato sotto”. Amarezza, rabbia, sconforto perché ? “Perché non è giusto come hanno fatto dalla capitaneria il giorno dopo il naufragio – afferma Caccuri – raccontare che loro avevano salvato quattro persone e che si erano dati da fare per la SS. Achiropita. Tutto ciò, è bene che la gente lo sappia, non è vero. Chi, invece, devo ringraziare sono i vigili del fuoco, ma soprattutto il comandante del rimorchiatore che sta nel porto, Giuseppe Gentile, il quale secondo me è un eroe. Una persona eccezionale di una disponibilità e professionalità davvero fantastiche. Infine vorrei aggiungere che il recupero del mezzo lo abbiamo fatto noi a spese nostre per un importo di 50 mila euro. Così come andremo a pagare anche le spese per il disinquinamento della zona dove era affondato il motopeschereccio”.
Giacinto De Pasquale