Di sera, nei tre giorni precedenti la festa del 25 aprile, in ogni rione di Corigliano s’accendeva, un falò in onore di S. Francesco. I protagonisti dell’avvenimento erano i ragazzi, cui toccava la piacevole responsabilità di reperire frasche e cespugli. Gli adulti collaboravano col consiglio e con l’offerta di legna.
A tarda sera, dopo canti e giochi, a falò consumato, l’adunata si scioglieva e ciascuno rincasava, portando con sé un poco della brace, considerata benedetta. Era, quella tradizione, una maniera di far festa, stando insieme, senza nulla spendere e rinnovando la memoria del Santo. Il tempo, poi, la travolse e più non s’accendono gli allegri paĝĝhiäri né s’odono i cori che gridano ebbiva ru vieĉĉhi, ebbiva ru vieĉĉhi.