Che il censo non facesse la differenza, nello stile e nel rispetto, è verita inoppugnabile a me già nota, ma stamattina ne ho avuto l’ennesima conferma. In giro per spesa e altre incombenze e munito d’apposita autocertificazione, ho osservato per strada diversi concittadini, d’ogni età e categoria sociale (operai, commercianti, casalinghe, ecc.), tutti muniti di guanti e mascherine. Quello che ho ammirato, in particolare, è il comportamento di alcune persone anziane, in fila al supermercato con quest’ormai “divisa” d’ordinanza, e pensavo,
fra me e me, che erano dovute arrivare alla vecchiaia per andare conciate in tal modo. Eppure lo fanno, perché è giusto che sia così, per tutelare la propria e l’altrui salute. Poi t’incontro un noto professionista, di quelli “graziati” dai fortuiti eventi, che con menefreghismo s’aggirava all’interno di un negozio con la mascherina solo come souvenir, cioé non posizionata sulla bocca bensì sul collo, e toccava la merce in vendita con le nude mani, nonché in altra attività un di lui figlio, anch’egli privo d’alcuna mascherina, intento a sbeffeggiare chi passava agghindato così per necessità (compreso il sottoscritto). Pensano di essere più furbi e migliori degli altri, ma farebbero bene a guardarsi in casa loro: c’è davvero tanto da ridere dietro queste (solo apparenti) cornici familiari da Mulino Bianco. La buonanima della mia cara zia amava ripetere un sempre attuale proverbio della lingua latina: “De rustica progenie semper villana fuit”. Tradotto: «Colui che discese da stirpe rustica rimase sempre un individuo squallido».
Fabio Pistoia