Da ieri, nel clou della stagione estiva 2019, la “storica” Piazzetta Portofino di Schiavonea, borgo marinaro e centro turistico di Corigliano Rossano, ha un’attività commerciale in meno. Una scelta sofferta, e dalle numerose e gravi ripercussioni economiche per quanti lavorano all’interno della stessa, le cui ragioni sono affidate ad un lungo racconto. L’attività in questione è il “Gran Caffè Ariston”, noto e apprezzato bar-gelateria già presente in Corigliano Scalo, il cui titolare, lo stimato operatore commerciale Giuseppe Antonio Cofone,
si è visto costretto ad abbassare le saracinesche dell’attività aperta a Schiavonea nel 2017, dopo aver rilevato un bar in Piazzetta Portofino ampliandolo in gelateria e pinseria. Attività che adesso ha chiuso definitivamente, a seguito di una vicenda burocratica illustrata dallo stesso titolare.
“La storia è questa. Nel 2017 acquistiamo un’attività già titolare di una autorizzazione di occupazione suolo pubblico, dapprima in forma temporanea che poi diventa permanente dopo relativa richiesta fatta per mq 124 concessa e approvata in forma permanente per 96, in quanto i metri richiesti risultano indisponibili. Tale autorizzazione – dichiara Cofone – dà diritto ad occupare suolo pubblico in Piazzetta Portofino di mq 20, adibito a posizionare banconi accessori, e 72 (quelli già in essere dal 2015 alla attività rilevata, per tavoli e sedie). Trascorsa la stagione estiva 2018, ci rendiamo conto che tale area è sufficiente solo per una attività e non è sufficiente per fare anche la pinseria, si decide così di chiudere la pinseria e continuare solo con il bar-gelateria. Ci rechiamo pertanto presso gli uffici di “Municipia Spa”, ente autorizzato per la riscossione del Comune per regolarizzare l’anno 2019, e ci viene detto che se l’autorizzazione del suolo è permanente c’è stata l’emissione della richiesta di Tosap, e così ci danno un bollettino prestampato che provvediamo a pagare presso l’ufficio postale. Intanto iniziamo l’attività il 20 giugno scorso, con una stagione un po’ tardiva a decollare ma visto l’investimento fatto cerchiamo di offrire il più possibile ai nostri clienti un consueto servizio di qualità. Improvvisamente, il 5 luglio, l’addetto incaricato alla preparazione dell’apertura (come testimoniato dalle foto realizzate al momento) nota che le panche di colore bianco che delimitavano la nostra area sono state rimosse e sono stati piazzati nuovi tavoli da una attività che apriva il giorno stesso!”.
“Dopo aver contattato il comando dei Vigili urbani e aspettato circa 3 ore, è arrivata una pattuglia di Rossano, alla quale – spiega Cofone – abbiamo mostrato la nostra autorizzazione che in un primo momento ritengono in regola, ma anche il nuovo soggetto presenta la sua autorizzazione che risulta essere regolare! Allora un vigile contatta il comando chiedendo spiegazioni e viene contattato il caposettore dell’Ufficio Tributi che afferma che la nostra autorizzazione è scaduta, e quindi i vigili ci verbalizzano il tutto con un verbale di occupazione abusiva di suolo pubblico! Allertato immediatamente il nostro legale, quest’ultimo si reca sul posto e contesta il tutto. Il successivo lunedì, 8 luglio, andiamo a chiedere spiegazioni dell’accaduto mostrando copia del regolamento comunale che dice alla lettera ciò che noi abbiamo fatto e, dopo una lunga attesa, i nuovi assessori ci dicono di pazientare qualche giorno perché avrebbero risolto la situazione venutasi a a creare. Tutto questo si protrae per circa un mese, dopodiché decidiamo di querelare presso le autorità giudiziarie il tutto. Gli assessori continuano a chiederci di pazientare e che avrebbero risolto almeno in parte la situazione, intanto arriva Ferragosto e noi subiamo un notevole danno economico poiché le vendite sono direttamente proporzionali ai posti a sedere e con i pochi tavoli rimasti a nostra disposizione non copriamo i costi di gestione e del personale impiegato. Di qui la sofferta decisione di chiudere. In conclusione: in Piazzetta Portofino ci sono operatori che pagano per pochi metri e utilizzano centinaia di mq e ci sono operatori, invece, che pagano cento metri e ne utilizzano pochi: tutto ciò da cosa dipende?”.
Fin qui il racconto dell’imprenditore. L’auspicio è che adesso tra le parti si possa fare la dovuta chiarezza, anche se ormai tardivamente, al fine di evitare il ripetersi di simili situazioni spiacevoli per gli operatori commerciali come per l’economia dell’intera comunità.
Fabio Pistoia