In questi ultimi giorni il campo delle forze sociali e politiche schierate a favore o contro la fusione tra Corigliano e Rossano è diventato più nitido. Da una parte ci sono i comitati pro fusione, che stanno lavorando alacremente per la fusione sia a Corigliano che a Rossano, dall’altra sono scese nella lotta forze esterne alle due città, che si oppongono alla fusione non solo localmente all’interno di Corigliano e di Rossano, ma anche a livello provinciale, addirittura ricorrendo al TAR Calabria contro il referendum del 22 ottobre p.v. .
E’ fin troppo chiaro che i presentatori del ricorso stanno giocando sul ritardo tecnico consentito dalla legge regionale sul referendum per la presentazione di eventuali opposizioni al solo scopo di sfruttare l’effetto sorpresa dell’ultimo momento.
Il Partito Comunista di Rossano (PCI) non teme il ricorso in sé, quanto piuttosto chi ci si nasconde dietro e, soprattutto, qualche sgambetto refuso nei meandri dell’articolato della legge regionale, probabilmente inserito deliberatamente, nel dispositivo di indizione dell’appuntamento referendario.
Il compito del TAR, purtroppo, è quello anche di trovare i vizi di forma nel meccanismo di chiamata alle urne in conformità al dettato delle leggi regionali e nazionali.. Presto ne conosceremo il bandolo della matassa e se gatta ci cova.
Che a Corigliano e a Rossano ci fossero un bel po’ di forze sociali e politiche interessate a non cambiare per nulla la distribuzione attuale del potere e mantenere le rendite di posizione esistenti tra i gruppi dominanti nelle due città, è sempre stato notoriamente risaputo, come è fin troppo chiaro che la fusione romperà gli attuali equilibri economici e ne creerà altri più avanzati e più allargati, in cui i poteri forti, che fanno capo ai vecchi potentati economici, non avranno più l’ultima parola.
Ma che in campo sarebbe scesa l’intellighenzia di Cosenza con tutto il suo peso di interdizioni clientelari di destra, e si sapeva, e di così detta sinistra, e questo lo si sapeva un po’ meno, questo fa uscire allo scoperto quelle forze sociali e politiche, e, perché no, anche religiose, che nel processo di fusione tra Corigliano e Rossano vedono il definitivo tramonto del potere decisionale cosenzacentrico a tutto vantaggio della periferia, cioè della realtà più produttiva, più economicamente forte e domani, dopo la fusione, più forte anche dal punto di vista politico, più unita di oggi, la Piana di Sibari, non più ostaggio nelle mani di singoli capicorrente o delle singole diatribe, che hanno di fatto indebolito Corigliano e Rossano a vantaggio di Cosenza, in questo senz’altro favorita dalle lotte interne tra opposti schieramenti per l’esercizio del potere locale.
Per questo le forze sociali e politiche favorevoli alla fusione, e il PCI di Rossano lo è sempre stato da tempi non sospetti, devono serrare i ranghi e lottare strenuamente affinchè il TAR respinga il ricorso presentato contro la celebrazione del referendum, facendo anche eventuale formale opposizione, e i cittadini dei due grossi centri il 22 ottobre prossimo esprimano l’unanime volontà di voler diventare una sola Città.
Rossano, 28/06/2017. per il Partito Comunista Italiano di Rossano
il Segretario Cittadino ing. Giuseppe Marincolo