La proroga fino al 7 agosto della Commissione d’accesso per accertare possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell’attività amministrativa del comune di Corigliano Calabro è destinata ad avere effetti pesanti sugli scenari già delicati della vita politica ed istituzionale della nostra città. Che lo si voglia o no il tema della legalità, degli intrecci affaristici e del peso che questi assumono per il controllo della politica e delle istituzioni resta una delle questioni cruciali per Corigliano.
A nulla valgono gli impacciati e falsamente rassicuranti comunicati di Geraci per minimizzare le responsabilità della sua giunta su questa ulteriore mortificazione del nostro comune dopo 6 anni dallo scioglimento per mafia e ben 4 dalla sua terza (terza) elezione. Già l’arrivo della Commissione il 7 marzo non era un “atto dovuto”, un accidente qualsiasi ma ha rappresentato un altro colpo alla credibilità di Corigliano. Esso conteneva in sé il sospetto delle più alte autorità dello Stato sull’operato di questa giunta che proprio per la nostra precedente esperienza andava evitato. E Geraci invece, dal giorno del suo insediamento ha fatto finta di niente! Anche quando gli era stata proposta da Luoghi Ideali, con Fabrizio Barca che lo aveva incontrato personalmente, un Patto per la Legalità. C’era la possibilità di istituire nella Camera di Commercio di Cantinella il Comitato di Gestione del Patto che avrebbe rappresentato un baluardo per la legalità ed uno strumento per praticarla e diffonderla nelle istituzioni, nella politica e nella società. Corigliano, sciolta per mafia, diventava laboratorio di buone pratiche amministrative contro la criminalità organizzata, la corruzione le infiltrazioni che invece si diffondono e soffocano il territorio. Per un comune uscito dalla terribile esperienza della giunta Straface, il Patto sarebbe stato una occasione di riscatto e di impegno concreto per cambiare il modo di concepire il governo della città che forse ci avrebbe potuto anche risparmiare l’arrivo della Commissione di accesso. Ma Geraci ha declinato l’offerta, voleva avere le mani libere per potersi meglio districare nei meandri della sua coalizione. La proroga quindi, indipendentemente dal rischio di un secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose, rende ancora più evidente la gravità della situazione amministrativa. Anche per via del pasticcio che Geraci ci ha regalato con questo referendum in cui siamo costretti a discutere e poi a decidere sulla fusione in una incertezza destinata a durare anche oltre il 22 ottobre. Altro che scelta consapevole e responsabile come dovrebbe essere: ci costringono a decidere del nostro futuro in un clima assurdo e surreale che niente ha di democratico: anche negli esiti inevitabilmente falsati e condizionati. Chi gestirà una eventuale fusione? Ecco perché forse andava ripensata la data stessa di questo referendum, se l’obiettivo era quello di una buona, onesta e reciprocamente proficua intesa con Rossano. Cosa che evidentemente anche la Regione, il Presidente Oliverio ed i suoi riferimenti sul territorio non vogliono, dimostrando ancora una volta di non avere in alcuna considerazione la città di Corigliano. Comunque sul referendum e sul complesso della fusione avremo modo di ritornare. Ora invece é importante non sottovalutare che una commissione di accesso per altri mesi continuerà ad indagare a Corigliano su possibili illegalità nell’azione amministrativa e su possibili condizionamenti della politica, diffondendo a tutti i livelli l’idea di una sua inquietante opacità. Si alzi allora l’indignazione e l’attenzione della città intera, ci sia una presa di coscienza delle sue forze sane e vitali e si costringa chi governa o vuole candidarsi a farlo, ad occuparsi di questa assoluta priorità che se non affrontata con forza e convinzione vanificherà i migliori sforzi e le speranze più attese per la nostra città.
Pino Le Fosse