Dopo la forte pioggia precipitata nel mese di novembre scorso, sul ponte Coriglianeto sono stati rilevati alcuni movimenti che tali da indurre i tecnici a chiedere l’interdizione precauzionale al transito della viabilità.
Il Sindaco in seguito dichiarava:
“Tutti questi interventi, realizzati senza soluzione di continuità consentiranno nelle prossime ore di aprire la corsia di valle, ovvero quella che ha subito di meno la forza della piena, che potrà essere utilizzata a senso unico alternato ed a velocità ridotta, per mitigare i disagi dei tanti concittadini che per spostarsi da Fabrizio a Schiavonea sono stati costretti ad usare la SS. 106. Ovviamente si è trattato di un provvedimento precauzionale ma necessario, perchè la storia ci insegna che con i ponti non si può essere superficiali.
Il monitoraggio del Ponte continuerà così come gli interventi necessari per ripristinare, nelle prossime settimane, la piena funzionalità del tratto viario”.
Ordunque, sono trascorsi ben sette mesi e la situazione attuale è quella che vedete nella foto.
A questo punto, in primo luogo, sorge spontaneo interrogarsi su quali esiti abbia prodotto il monitoraggio di questi mesi.
E, in secondo luogo, ma non per importanza, sorge altrettanto spontaneamente un altra domanda: ma l’ingegnere Stasi che non si lascia sfuggire mai nulla, lo sa che i sedici New Jersey di cemento posizionati in quel tratto di ponte lungo 35 metri pesano ben più della somma delle auto in fila che potrebbero percorrerlo sgombero dai New Jersey?
Ci verrebbe da dire che l’amministazione Stasi è in sovrappeso e non se ne rende conto. Bisogna prendere provvedimenti immediati, anche perché quel ponte tra pochi giorni sarà trafficatissimo. Noi la pensiamo proprio come il primo cittadino: con i ponti, purtroppo, non si scherza.
Movimento Corigliano-Rossano domani