Analizzando la riforma oggetto di consultazione referendaria del 20 e 21 settembre p.v., da un punto di vista numerico, non può che evidenziarsi un taglio assolutamente non equo, sbilanciato a sfavore delle regioni meno popolate.
Esaminando il dossier del servizio studi del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati (A.S. n.214-515-805-B – RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI) si rileva che al senato, a fronte di un taglio medio pari al 36.5%, il numero minimo di senatori per regione (o provincia autonoma) passerà da 7 a 3, con una riduzione del 57%. Questa è la cruda realtà dei numeri. Ciò comporterà quanto segue:
Il numero di senatori spettanti a Basilicata e Umbria passerà da 7 a 3 con una riduzione del 57%;
Il numero di senatori spettanti al Trentino Alto Adige passerà, invece, da 7 a 6 (3+3) con una riduzione del 14.3%, perché, in questo caso, il numero è legato alla presenza della Provincia Autonoma di Trento e della Provincia Autonoma di Bolzano.
L’escamotage delle province autonome, introdotto con questa riforma, permetterà in caso di conferma, al Trentino Alto Adige, con una popolazione di un milione di abitanti, di avere 6 senatori, al pari della Calabria che di abitanti ne ha, invece, quasi due milioni.
Le cose non vanno meglio alla Camera dei Deputati, in questo caso la regione più penalizzata sarà la Sicilia (-40% per Sicilia 1, -37% per Sicilia 2).
Ma cosa ci si poteva aspettare da una riforma fortemente voluta dalla LEGA (era nel programma elettorale delle politiche 2018) e da Riccardo Fraccaro (M5S), che ne ha seguito l’iter di approvazione, eletto in Trentino Alto Adige?
Ripetiamo: “A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”. (cit. Papa Pio XI)
E’ evidente che c’è un tentativo di togliere rappresentanza alla regioni meridionali e ciò che stupisce è che i parlamentari M5S e PD eletti nel sud Italia, tranne poche eccezioni, stanno portando avanti la campagna per il SI, ignorando (?) i dati numerici sopra indicati. Ma cosa hanno da dire al riguardo i nostri concittadini onorevoli? Hanno mai letto il dossier suddetto dove è evidenziata chiaramente la distorsione della rappresentanza? Probabilmente si sono fermati alla lettura della copertina!
In conclusione, se la riforma costituzionale dovesse passare, ci sarà una grave questione di rappresentanza di territori e di forze politiche, soprattutto nelle regioni piccole e medie, con l’ inevitabile risultato che in Parlamento, di queste ultime, ne arriveranno poche e, se la soglia di sbarramento sarà molto alta, i territori resteranno privi di voce.
Ing. Cataldo Capalbo