Soggetto ad una continua spoliazione di reparti e servizi di pubblica utilità, mortificando le pur numerose professionalità mediche e paramediche che operano al suo interno tra non poche difficoltà, l’Ospedale “Guido Compagna” di Corigliano rappresenta non solo un’istituzione sanitaria da difendere e valorizzare, ma anche una pagina di storia da tutelare. Nel clou di tagli e rimodulazioni, trasferimenti e sostanziali novità, che arrecano sempre più disagi ad una cittadinanza che chiede solo cura e assistenza in caso di necessità, si verifica, infatti, un significativo anniversario.
La data del 25 aprile, oltre ad essere celebrata come Festa della Liberazione, rappresenta un momento “storico” per la comunità di Corigliano Calabro (oggi Corigliano Rossano).
Questo giorno, tradizionalmente caratterizzato dal fermento religioso e civile in onore del Patrono San Francesco di Paola, segna anche molto di più per chi in questo luogo è nato, ci vive, ci lavora, per ragioni d’opportunità o intimo convincimento. Era il 25 aprile del 1929, difatti, allorquando iniziò la cerimonia della posa della prima pietra dell’Ospedale “Guido Compagna”. Un giorno di festa per la città che vide la partecipazione di tutte le autorità politiche e religiose locali e la presenza degli alunni delle scuole cittadine. L’arcivescovo di Rossano, monsignor Giovanni Scotti, effettuò la benedizione della prima pietra dell’erigendo nosocomio, evidenziando l’importanza di questa giornata per la città di Corigliano; pietra che fu poi coperta di calce e cemento dal Prefetto Bianchetti.
Impresario della struttura l’ingegnere Giacinto Nola, impianto elettrico curato dalla ditta Ettore Caroselli da Carolei. I lavori dureranno otto anni, l’Ospedale entrerà in funzione nel 1938. Quel sogno divenne realtà: un presidio sanitario al servizio dei cittadini di Corigliano nonché dell’intero comprensorio. Un’istituzione che ha visto negli anni susseguirsi personale medico e paramedico che non ha lesinato tempo ed energie, impegno e professionalità per garantire adeguata assistenza a chi soffre. Un punto di riferimento che merita di essere tutelato e difeso, dalla comunità nella sua interezza, da “modifiche” che ne mettono a repentaglio integrità, ruolo e funzioni, frutto di miope politica e, non di rado, d’incomprensibili decisioni aziendali.
Fabio Pistoia