La danza, è da sempre uno strumento per esprimere le proprie emozioni. Oggi, riesce anche ad aiutare i ragazzi in difficoltà.
Raffaella Maritato, diplomata in danza classica, ha attivato su Cosenza e su altre zone della nostra regione, un innovativo quanto lodevole corso di danza, la DanceAbility, aperto a tutti, ma principalmente rivolto ai ragazzi con sindrome di down o altre disabilità.
Intervistata ci ha spiegato le motivazioni per cui, questo particolare tipo di danza può meglio adeguarsi a quelle che sono le esigenze dei ragazzi che devono lottare contro una disabilità. “Lavorare con i ragazzi che hanno la sindrome di down – ci ha spiegato – può essere paragonabile al lavorare con i bambini”, risulterebbe molto difficile infatti spiegar loro un particolare passo di danza o peggio una coreografia.
La DanceAbility è una danza di improvvisazione, che dà la possibilità a questi ragazzi di riscoprire il loro corpo, non importa quindi quello che fanno o la precisione dei movimenti, tutto può essere fatto semplicemente muovendo un braccio o attraverso le espressioni del viso, la cosa importante e dare la possibilità a questi ragazzi di percepire la musica e il ritmo.
La risposta dei ragazzi è stata positiva già dai primi incontri, hanno subito capito ciò che si chiedeva loro, ed apparivano contenti e divertiti. Tanto da rendere felici anche i loro famigliari. La cosa importante per insegnare questo tipo di danza, soprattutto pensando al pubblico a cui si rivolge è il non essere metodici, ancorati alle regole e alla rigidità tipica e necessaria nella danza classica. Bisogna essere molto più “fluidi”, liberi e aperti mentalmente.
Raffaella ci ha inoltre confessato che oltre ai suoi studi, ad aiutarla in questo particolare progetto sono stati i suoi viaggi, in particolare il mese e mezzo passato in Africa come volontaria, che è riuscito a fornirle la capacità di guardare all’altro in modo diverso. Anche grazie a questo tipo di esperienza, oggi quando si trova a relazionarsi con un ragazzo con la sindrome di down, non pensa a lui come ad un portatore di disabilità, ma come qualcuno che percepisce il mondo in maniera diversa dalla sua, con il quale è necessario aprire un differente canale di comunicazione.
Durante il suo viaggio, per riuscire a relazionarsi è stato necessario che fosse lei ad adeguarsi a quelle che erano le loro abitudini, imparando a vedere il mondo come lo vedevano loro. L’unico modo per farlo è stato imitarli, provare a vivere nei loro panni, vivere come loro. Il confrontarsi con altre culture e altre religioni, soprattutto in quanto atea, non è stato semplice, ma dopo una prima settimana difficile, questa straordinaria esperienza le ha fornito l’apertura mentale necessaria per relazionarsi con chi ha difronte in mondo in modo diverso, compresi i ragazzi affetti da una disabilità.
Esistono e sono applicati tanti progetti diversi per prestare soccorso ai ragazzi con disabilità, ma nella maggior parte dei casi hanno il fine di fornire loro le giuste cure, dimenticando altri aspetti fondamentali, come il divertirsi o il relazionarsi con mondo. Per questo motivo, iniziative come quella voluta e messa in atto da Raffaela, dovrebbero essere maggiormente diffuse, e riuscire ad arrivare a ogni ragazzo che ha causa della sua disabilità pensa di non aver la possibilità di trovare il suo “ritmo” per connettersi al mondo.
Mariasole Orrico