Iniziativa di promozione culturale ideata da Chiara Argentino e Piero Gagliardi
Dalla lavorazione della liquirizia alla manipolazione dell’argilla e dei tessuti, fino alla trasformazione dei prodotti della terra. Un glorioso passato ha animato, nei secoli, il Complesso del Carmine, tra le testimonianze storico-artistiche di Corigliano di maggior pregio e interesse religioso e culturale.
Un passato bruscamente interrotto nei primi decenni del ‘900, con la crescita economica e la costruzione dei nuovi quartieri della città, portando i residenti del luogo all’abbandono delle attività e alla vendita degli edifici, causando il decadimento e l’incuria degli stessi.
Oggi, finalmente, si registra una positiva novità, degna di nota perché destinata a cambiare radicalmente il presente, e soprattutto il futuro, dell’antico Complesso. Novità che acquisisce ulteriore importanza poiché vede protagonisti due giovani curatori di un’encomiabile iniziativa finalizzata alla promozione artistica e alla valorizzazione del territorio. Si tratta di Chiara Argentino e Piero Gagliardi, sensibili al Bello e, a dispetto dell’età anagrafica, con un notevole bagaglio culturale e di esperienze in dote.
L’idea di Chiara Argentino e Piero Gagliardi è quella di creare un’Associazione per le arti e la cultura, al fine di portare nuova linfa vitale a questo luogo-simbolo del comune di Corigliano Rossano. Obiettivo che i due curatori hanno illustrato in questi giorni alla prestigiosa testata di arte e cultura contemporanea “Artribune”.
“L’idea di questa residenza nasce nel 2017, quando si cominciavano a vedere i risultati dei lavori di recupero del Complesso. Abbiamo cominciato a fantasticare su quanto sarebbe stato bello invitare degli artisti e ricercatori a trasformare lo spazio di pari passo con i lavori del cantiere. Dopo un’attenta analisi del luogo – hanno dichiarato Chiara Argentino e Piero Gagliardi – abbiamo scelto alcune tematiche su cui basare la scelta degli artisti e la programmazione di questo primo anno. In primis, la ricerca legata alla simbologia e iconologia spirituale, poi l’archeologia industriale, in quanto il complesso è stato uno dei primissimi siti in Italia toccato dall’industrializzazione (il concio della liquirizia è uno dei più antichi al mondo), e per finire la sfera socio-culturale e antropologica del Sud Italia, in particolare, ovviamente, la Calabria”.
“Le Officine sono una realtà particolare, sia per la posizione decentralizzata sia per la complessità degli spazi. Gli ospiti si interfacciano con strutture enormi quasi del tutto vergini e hanno a disposizione tutto il materiale industriale e artistico recuperato negli ultimi venti anni. Abbiamo pensato a due formule di residenza: una più classica in cui gli artisti vengono invitati secondo l’attinenza della loro ricerca con le tematiche del progetto, e l’altra, che definiamo “di ricerca”, in cui ospitiamo artisti, curatori, ricercatori e non solo per un periodo di studio o lavoro a prescindere dall’oggetto. In questo modo speriamo che ogni volta si formi un gruppo stimolante e poliedrico. In cantiere – hanno spiegato ancora i due giovani curatori – c’è una programmazione abbastanza fitta, che attivi il luogo tutto l’anno, e che dia visibilità al progetto a livello nazionale. Ora stiamo lavorando in particolare a una serie di simposi e laboratori che si terranno durante la prossima primavera, la seconda serie di residenze e a vari eventi in giro per l’Italia per far conoscere il progetto e costruire una rete sempre più ampia di collaborazioni”.
L’ottima iniziativa merita il plauso della cittadinanza e il sostegno morale e materiale di quanti ne condividono in toto motivi ispiratori e obiettivi. Auguri.
Fabio Pistoia