di Luigi Petrone
In queste ore è notizia, e ahinoi, sta circolando sul web il bozzetto vincitore che dovrebbe rappresentare il nuovo gonfalone civico del Comune di Corigliano-Rossano.
Ora chi si accinge a disegnare uno stemma cittadino dovrebbe conoscere l’araldica. L’araldica è la scienza che analizza e interpreta gli stemmi, ne studia le fonti, l’origine e la storia. Sulla scorta di queste ha stabilito le regole, definito le varie tipologie di scudo, le partizioni che ne dividono il campo, le figure che lo caricano, gli smalti e gli ornamenti esteriori. Ebbene questi elementi, se si eccettua la forma dello scudo e la corona turrita, nel nuovo bozzetto sono del tutto ignorati.
Mentre il vecchio stemma di Rossano, fortunatamente, è stato conservato non così è stato per l’altra anima della città. Le carenze più gravi (tralasciando le cornucopie) riguardano proprio l’antico stemma di Corigliano. Il cuore nella coppa sembra un “confetto rosso” come quelli che si danno alla Laurea, e il motto che attraversa il campo è errato poiché anziché essere “Cor Bonum” figura “Cor Bonium”. Questo dimostra che la bozzettista non solo non conosce le basilari norme della scienza araldica, ma non ha né osservato né studiato lo stemma civico di Corigliano. Ma questo mette in evidenza anche l’inadeguato lavoro della Commissione che ha valutato e proclamato questo bozzetto “vincitore” perché dimostra, la Commissione, di non conoscere la storia della comunità di Corigliano il che è ben più grave.
Nel bozzetto salta poi all’occhio una “novità”. In capo ai due stemmi cittadini, figura il profilo isolato del Patire posato su un prato verde che campeggia su uno sfondo amaranto. Ora in araldica il colore chiaro del cielo si blasona il campo del cielo con l’azzurro e non con l’amaranto. Poi una figura isolata (com’è appunto il profilo del Patire), in araldica, è normalmente posta al centro dello scudo mentre qui sormonta i due stemmi civici. Non comprendiamo proprio cosa sia venuto in mente alla bozzettista di sormontate i due stemmi cittadini con la sagoma del Patire ignorando che questo antico cenobio non fu mai assoggettato né a Corigliano né a Rossano né alla mensa arcivescovile. Anzi il vasto latifondo dei basiliani per secoli sottrasse terre per gli usi civici. Insomma come si suol dire in questo bozzetto oltre al danno la beffa. E pensare che la cosa più semplice da fare era quella di prendere gli stemmi storici di Corigliano e Rossano e metterli appaiati insigniti del titolo di città utilizzando una corona turrita. Che dire. Un alunno della scuola materna avrebbe saputo fare meglio.
Il Comune di Corigliano Calabro è stato soppresso il 31 marzo 2018 per costituire, mediante fusione con il Comune di Rossano, il nuovo comune di Corigliano-Rossano. Ma il nuovo sodalizio amministrativo fatica a trovare una comune identità. La nuova amministrazione, nel tentativo di dare almeno un’immagine di facciata alle due comunità, ha bandito un concorso per individuare il nuovo gonfalone comunale. Ma pare che il rimedio si sia rivelando peggiore del male.È tutto da rifare. Speriamo solo lo stemma.
Luigi Petrone