Ritornare a scuola, prima che l’emergenza sanitaria sia finita e messa sotto “controllo”, come da molti parti si comincia a chiedere, è una buona idea?
Per rispondere, occorre distinguere il “si vuole?”, dal “si deve?”, dal “si può?”. Tutte questioni che ne richiamano altre: “in quale ‘scuola’ si vuole tornare?” e “come?”.
Tornare a scuola è necessario, si dice, “se”: se vogliamo garantire il diritto all’istruzione, che la Dad non garantisce; se vogliamo garantire alle famiglie di riprendere a lavorare.
Ma ci sono due altri “se” che bisogna tenere in considerazione: “se” è possibile farlo in “sicurezza”; se ‘il gioco vale la candela’, se gli effetti che si otterrebbero valgono i rischi che si corrono. E questo ci conduce alla questione del “si può?” Certamente non è questo “gioco”, a rimbalzo, tra ricorsi e controricorsi, tra sindaco e tribunali, che il problema troverà una soluzione. In questi mesi, la “macchina amministrativa” aveva il dovere di iniziare un’indagine a tappeto, (tamponi, test molecolari) per una tracciabilità del virus in ambito scolastico. Purtroppo, in questa vicenda, sono i bambini ad avere la peggio. Diversi dirigenti scolastici hanno certificato la non idoneità di diversi plessi. Sono stati locati immobili di privati per la carenza di edifici comunali. Diverse scuole, già prima della “chiusura” per Covid, erano costrette a separare gli alunni a giorni alterni per lavori iniziati a settembre inoltrato. Per non parlare della manutenzione degli stessi edifici e la questione legata al riscaldamento. Questa crisi, purtroppo, nasconde tante altre lacune. Un forte abbraccio ed in bocca al lupo al personale docente e non, agli studenti, che domani, torneranno in classe. Io, speriamo che me la cavo!
francesco caputo