Quando nasce un uomo, diceva S. Agostino, si possono fare tutte le ipotesi: forse sarà bello, forse sarà brutto, forse sarà ricco, forse sarà povero, forse vivrà a lungo, forse no. Ma di nessuno si dice: forse morirà, forse non morirà. Questa è l’unica cosa assolutamente certa della vita.
Nella nostra vita noi pensiamo di non avere mai abbastanza: viviamo verso un continuo domani, dal quale ci attendiamo sempre di più: più felicità, più soldi, più benessere. Ma in fondo a tutto il nostro “ubriacarci” di vita e di speranza si annida, sempre in agguato, il pensiero della morte: un pensiero a cui è molto difficile abituarci, che si vorrebbe spesso scacciare. Eppure la morte è la compagna di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni ne sono come i segni premonitori. La morte resta per l’uomo un mistero profondo per credenti e non credenti.
Ed allora in questo tempo di emergenza sanitaria mondiale, rivediamo, soprattutto, il nostro rapporto con gli altri. E’ un momento difficile per tutti, con la paura di essere “attaccati” da questo potente ed invisibile nemico.
Ognuno di noi ha un “pezzo” di cuore che non c’è più ma vive nel cuore e nei ricordi, e per chi crede, ha raggiunto la felicità eterna. I nostri cari ci guardano da lassù, anche durante questa prova terribile, sicuri che tornerà a brillare, di nuovo, il sole….Buon 2 novembre, un abbraccio a chi non c’è più!
francesco caputo