Visti gli ultimi sviluppi è anche giusto che sia così. Io sono giovane e inesperta, ma qualcosa mi salta comunque sotto gli occhi. Quelli più anziani mi dicono che negli anni passati, ogni qualvolta si presentava qualcosa da destinare al territorio, veniva fuori che toccava a Rossano, perché a Rossano c’era il tribunale, e c’era anche il Vescovo. Si proprio il Vescovo, che una volta era una vera e proprio potenza, sia sul piano politico che su quello sociale.
E poi perchè Rossano, al contrario di Corigliano, aveva i cosiddetti Santi in paradiso. Per Santi si intendono politici di alto spessore quali deputati, senatori e consiglieri regionali, quando questi contavano veramente, e non come adesso.
Ora mi pare che siamo tornati indietro di molti anni, perché i Santi in paradiso, e soprattutto il Santo supremo (il Sindaco) purtroppo ce l’ha ancora Rossano.
Come una volta questo è ciò che sta avvenendo in questi giorni.
Alludo al trasferimento in quel di Rossano (Centro storico, al di fuori della normale viabilità) dell’Ufficio tecnico, cioè l’Ufficio più importante e frequentato dai cittadini.
Ed è veramente miserevole che il Sindaco e i suoi accoliti giustifichino questa scelta scellerata offendendo tutti i Coriglianesi – tecnici, cittadini, operatori del settore e impiegati.
Perché non dice piuttosto che questa scelta, non discussa a nessun livello, è dovuta al più spregevole dei campanilismi e alle spinte dei dipendenti e dirigenti dell’ex comune di Rossano.
E come al solito, i rappresentanti in seno alla Giunta e al Consiglio comunale, di estrazione coriglianese, stanno a guardare. Costoro si devono solo vergognare.
Alla luce di tutto questo, considerato che Corigliano è diventata ormai, a tutti gli effetti, una frazione di Rossano, è giusto che il nuovo Comune, fuso e confuso a tutti gli effetti, si chiami ROSSANO.CORIGLIANO.
Una cittadina coriglianese disillusa