Sono passati esattamente 20 anni da quando l’imbianchino-restauratore, Salvatore Pastore, ha iniziato tutta una serie di restauri di immagini sacre, fino ad oggi sono oltre 120, che hanno interessato un po’ tutte le varie chiese della diocesi di Rossano-Cariati. Giudizi, apprezzamenti e stima anche da parte di autorevoli personaggi molto apprezzati nel campo del restauro, si sono sprecati in tutti questi anni nei confronti di un personaggio schivo, riservato e amante dell’arte sacra che ha il suo studio nel cuore del centro storico cittadino, nel rione di Ognissanti proprio nei pressi del castello ducale.
E maestro Pastore non poteva festeggiare nel migliore dei modi questo importante anniversario, perché proprio venerdì scorso i massimi responsabili della storica Congrega Maria SS dei Sette dolori, si sono recati presso lo studio dell’imbianchino-restauratore per riportare nella “Ghiesiella”, la piccola chiesa della Confraternita, la statua del Cristo morto risalente agli inizi dell’800, che il maestro ha restaurato in una maniera che lasciamo descrivere all’avv. Franco Oranges, segretario della Confraternita: “ A restaurarlo – afferma ancora Oranges – le mani abili, guidate da un soprannaturale e inspiegabile potere che altro non sa se non di divino, di Salvatore Pastore, da sempre amante del sacro e delle belle arti che, con il suo apprezzabile lavoro, ha riportato la “Bara” agli antichi splendori. Con una certosina attività di scrostamento della grossa patina di vile vernice dal colore giallastro-riposta, certamente, durante i primi restauri della chiesa negli anni ’50- le spoglie del Cristo hanno riacquistato l’originario colore- simile a tanti altri venerati in molte chiese e confraternite d’Italia- rispecchiante quello assunto dal Signore Gesù a seguito della trafittura dei chiodi e, quindi dalla infezione e dall’avvelenamento arrecati dal ferro grezzo nella sue carni”.
Giacinto De Pasquale