«Gli ultimi dieci anni» li ha vissuti «lontano dalla politica». Però non ha dimenticato quel pragmatismo di cui avrà bisogno per poter vincere le elezioni. Giovanni Torchiaro è il candidato (in area Pd) del centrosinistra uscito fuori dopo mesi di polemiche. Ma lui è molto pacato.
In giacca di velluto marrone a costine e cravatta abbinata snocciola le sue formule vincenti nella sede cittadina del Pd. Tra le sue ricette non compaiono chiusure ermetiche, nemmeno con l’Udc. Cercherà di ricomporre la frattura del Pd col suo amico Genova, che lo volle come assessore nella sua Giunta.
Ma non manca di tirare le orecchie al leader di Area Dem.
Basta l’investitura di Pd, Sel e Psi per essere competitivo alle prossime elezioni?
«Gli sforzi devono essere tesi all’allargamento della coalizione. Mi aspetto un’adesione totale dei Democratici… ci sono molti margini di ragionamento».
Quale ragionamento? Si riferisce alla spaccatura in atto nel partito di Bersani?
«Il Pd non ha fatto un lavoro di squadra, nemmeno a livello locale dove la situazione è peggiore. Il Pd non è mai diventato “Partito democratico”. Io non voglio entrare nelle dinamiche interne. Però posso dire che l’atteggiamento di Genova rischia di dare una grossa mano alla destra. Come si fa ad appoggiare un candidato come Leonino?».
Il leader di Area Dem lamenta una crisi di rappresentanza all’interno del partito.
«Genova può avere molte ragioni. Ma io mi fermerei lì. I problemi del Pd che lui pone sono legittimi, ma non è opportuno parlarne adesso e tirarli in ballo in questa fase così delicata. Certo, io non esprimo giudizi sull’agire di Area democratica. Posso aggiungere che una spaccatura del centrosinistra non è positiva dal punto di vista strategico».
Cosa dirà agli elettori del centrodestra, soprattutto alla luce del ciclone “Santa Tecla”?
«Non tutto il centrodestra ha commesso peccati. Noi assumeremo una posizione netta sulla vicenda, ma da parte nostra non ci sarà nessuna intenzione di salire sul palco e agitare “Santa Tecla” contro gli avversari. Partecipazione e nettezza di posizioni sono due parole d’ordine che ci guideranno in questo percorso di avvicinamento alle consultazioni elettorali. Per noi è necessario allargare le vedute e intercettare tutti i consensi, anche di quegli elettori delusi dalle politiche del centrodestra».
E con i moderati dell’Udc pensa di avviare un dialogo? Se arrivasse il ballottaggio quei voti sarebbero importanti per vincere.
«Se l’Udc si avvicina ai nostri programmi e alle nostre proposte è possibile parlarsi. Non la vedo come una cosa scandalosa. Non ho paura di fare alleanze con nessuno, anche se io non sono di certo vicino al partito di Casini».
E sui tagli ai costi della politica che posizione pensa di assumere?
«Penso che 2200 euro di stipendio del sindaco non siano tanti. Anzi, ci si rimettono molti più soldi facendo seriamente il primo cittadino. Forse sarebbe il caso di limitare lo stipendio dei commissari».
I commissari, appunto. Ma le casse del Comune potrebbero essere in predissesto?
«I conti non godono di ottima salute. Questo lo sanno tutti i cittadini. Anzi, siamo molto vicini al dissesto…forse».
Alfonso Bombini – Fonte Calabria Ora