“Crucifige, crucifige!”. Questo l’incitamento che la folla rivolgeva a Pilato reclamando la crocifissione di Gesù. Ora, senza voler fare impropri paragoni tra personaggi biblici e comuni mortali, induce alla riflessione l’atteggiamento di numerosi frequentatori dei social network, nei giorni scorsi divenuti novelli “leoni da tastiera” nei confronti dei cinque concittadini protagonisti di una recente e a tutti nota vicenda giudiziaria: Pierluigi Gallo, Sergio Gallo, William Oranges, Gianni Montalto e Salvatore Bruno.
Cinque persone che hanno una vita familiare e lavorativa, una rete di rapporti affettivi e amichevoli come tutte le altre. Una quotidianità meritevole di un doveroso rispetto, sempre e comunque. Rispetto che non vuol dire rinunciare alla legittima sete di conoscenza e verità, ma avendo come indispensabile bussola quella della civiltà e della salvaguardia dell’altrui dignità.
In questa sede non si può e non si vuole entrare nel merito della delicata vicenda in oggetto, anche perché chi scrive non ha competenze e strumenti necessari per farlo. Non ci s’improvvisa giudici dietro la tastiera di un computer o sui marciapiedi dei bar cittadini. Ecco perché la parola “rispetto” dovrebbe essere sempre incisa nella mente di quanti, con faciloneria, emettono sentenze di condanna, senza nulla conoscere realmente. Rispetto per tutti, e non solo per coloro i quali sono finiti dietro le sbarre alla vigilia di Ferragosto per poi essere rimessi in libertà dopo due settimane. Rispetto anche per la donna che ha denunciato, alla stregua delle persone che ha accusato meritevole di tutela e decoro nei giudizi e nelle opinioni. Sarà il tempo a svelare la verità.
I processi, in una democrazia, si svolgono all’interno delle aule dei tribunali e non sugli organi d’informazione, né tantomeno sui social. Questo dovrebbe valere per tutti i cittadini e in tutte le vicende giudiziarie. Così si tutelano le persone, innocenti fino ad una sentenza definitiva, e non certamente omettendo i loro nomi, dopo aver divulgato le loro iniziali e le immagini degli arresti anche alle tv nazionali e reso dunque ampiamente riconoscibile la rispettiva identità.
Difatti, da quando s’apprende, la suddetta vicenda prosegue, com’è giusto che sia, nei luoghi e nei momenti a ciò deputati, con la nomina, prevista per il prossimo 4 settembre, del “Ctu” (consulente tecnico d’ufficio: dott. Spina) chiamato ad effettuare le analisi scientifiche dei cellulari sequestrati ad alcuni indagati. Tutto il resto sono parole al vento, parole dei soliti “leoni da tastiera”, giudici senza toga bravi a condannare tutto nell’anonimato o a debita distanza. In nome della barbarie, che è l’esatto contrario della democrazia.
Fabio Pistoia