Com’era prevedibile che fosse, la protesta dei pastori sardi è riuscita a scatenare gli appetiti dei nostri agrumicoltori, i quali cominciano a rumoreggiare e a chiedersi, alla maniera dei produttori di latte, se sia possibile che il mercato paghi le clementine a un prezzo che non è neppure in grado di remunerare i costi di produzione. Alcuni anni fa, dicono gli stessi produttori, il principale prodotto del nostro territorio era pagato a prezzi molto più alti di quelli attuali.
Il prezzo ha iniziato a calare già da tempo, soprattutto dopo l’ingesso della grande distribuzione e dei concorrenti stranieri: a fronte di una produzione molto abbondante, il calo delle vendite ha colpito gli agrumicoltori nell’immaginazione e nel portafoglio. C’è un che di paradossale, nella difficoltà di aggiustare domanda e volumi di produzione per quel che riguarda un prodotto che definire “maturo” è poco e che tutto è fuorché esposto ai marosi della “distruzione creatrice”. LEGGI ARTICOLO COMPLETO