“ Stò imparando il distacco….un’esperienza di grande grazia….non mi ribello ed ho abbracciato la sua passione….non ho nessuna pretesa e non cerco altro se non il bene della Chiesa, del Papa, dei Vescovi, del Clero, dei nostri sacerdoti…per la santità del popolo di Dio….e sono contento” ( Don Emilio ).
Parole struggenti, le ultime scritte nel suo diario, le ultime raccolte dalla famiglia che ha voluto, in un gesto di estremo altruismo, farne partecipe tutti coloro che amarono in vita il giovane prete.
Parole che testimoniano la grande Fede incrollabile che lo ha accompagnato e sostenuto anche nella sofferenza e che sono state riportate in un’immaginetta sacra, una piccola icona col suo volto sereno anche se già attaccato dalla malattia, che la famiglia ha voluto donare all’intera comunità riunitasi in preghiera ieri sera, per una messa in suffragio a Don Emilio, il giovane prete 39enne, scomparso nell’aprile scorso, nel giorno del suo onomastico.
Una Chiesa gremita quella dell’Apollinare, con la presenza dell’altra parrocchia tanto cara al prete di Mandatoriccio, quella di Thurio, dove lui ha amministrato il suo ministero sacerdotale per 7 anni. “ Gli anni più belli della mia vita “ aveva detto tra le lacrime l’ultima volta che aveva celebrato messa nella “ sua “ parrocchia, come la definiva, quando già attaccato dalla malattia era tornato a salutare tuti. Il suo congedo dai fedeli che amarono questo giovane sacerdote così educato, così mite, così leale che “ ha insegnato ai giovani il perdono del prossimo, la fratellanza, l’amore gli uni con gli altri, il valore della Fede “ come ricordavano i giovani del luogo in una struggente lettera. I “ suoi ragazzi “ con voce rotta dall’emozione hanno dipinto il suo ritratto perfetto mentre una folla in lacrime, ascoltava e annuiva. Perché lui era così, era l’amico di tutti, il fratello maggiore, la guida spirituale, il saggio maestro, pur essendo egli stesso un ragazzo tra i ragazzi.
Il parroco, Don Cosimo Galizia teneva particolarmente a questo giorno. “ Emilio non era solo un sacerdote per me. Emilio era ed è mio amico. Emilio era ed è un mio fratello – ha affermato Don Cosimo nella sua toccante omelia. Nessuna retorica, niente frasi fatte o di circostanza. Solo la testimonianza di chi lo conosceva bene, di chi con lui aveva diviso e condiviso tante esperienze. La testimonianza di un amico. Amico che il destino o il volere Superiore “ Ha voluto che io fossi là, a S. Giovanni, quel triste giorno. Forse un disegno Divino ha voluto che fossi proprio io a mettere nelle sue mani l’ultimo Calice”- ricordava con un’emozione trattenuta a stento, il parroco. Poi rivolgendosi ai genitori di Don Emilio, li ha ringraziati per il dono enorme fatto al Ministero sacerdotale. Ha ricordato quanto grande sia il dono che Dio fa ad una famiglia, quando c’è la chiamata al sacerdozio per un figlio. Dono grande. Inestimabile. Proseguendo, Don Cosimo ha chiesto alla famiglia di Don Emilio di poter essere presenti ogni anno, nel giorno del suo onomastico, per poterlo ricordare insieme. Per poter ricordare il suo percorso di uomo e sacerdote, che ha saputo accostare i bambini e i giovani alla Fede, con saggezza e semplicità; che anche nella malattia ha saputo filtrare il dolore con l’affetto, mitigando la sofferenza col sorriso, ricordando a tutti che la morte e il distacco non spezzano la comunione in Cristo. Nessuno muore nel cuore di chi lo ha amato.
Nel congedo finale, Don Cosimo ha benedetto il pane offerto dalle due Comunità, in onore di Don Emilio, che è stato poi distribuito a tutti, in uno di quei gesti di grande fratellanza che lui tanto predicava.
Scritto da Maria La Grotta