Dopo il fermo disposto dalla Dda ed eseguito martedì dai carabinieri “’U cardillu” e “Motozappa” restano in cella su disposizione del Gip.
S’è tenuta nella tarda mattinata di ieri, presso il Tribunale di Castrovillari, l’udienza per la convalida dei due fermi disposti dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro Domenico Guarascio ed effettuati dai carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro nella serata di martedì scorso, quando i militi dell’Arma hanno prelevato e condotto, dapprima in caserma e poi in carcere a Castrovillari, il 46enne Giuseppe Sammarro alias “’U cardillu” ed il 32enne Pasquale Semeraro detto “Motozappa”.
Entrambi per il preteso reato, in concorso, di tentata estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni d’un noto commerciante del luogo.
La vittima, Francesco Mazzei, titolare dell’omonima e nota pasticceria ubicata nella popolosa frazione Scalo di Corigliano, secondo il fascicolo d’indagine redatto dai carabinieri sarebbe stato preso “di mira” circa una quindicina di giorni fa da parte di Sammarro e Semeraro, attraverso la pesante richiesta estorsiva di tremila euro.
Il duo si sarebbe presentato in nome e per conto della ‘ndrina attiva ed operante nel Coriglianese.
La presunta pretesa sarebbe stata avallata dal “piatto piangente” d’alcune famiglie della città i cui capi da tempo patiscono la detenzione in carcere per effetto delle condanne inflitte loro nel maxiprocesso “Santa Tecla”, l’ultimo in ordine di tempo celebrato contro la locale organizzazione di ‘ndrangheta.
E le famiglie – è noto – vanno mantenute da parte dei “sodali” liberi anche per evitare che qualcuno dal carcere cominci a “cantare” coi magistrati antimafia.
Il Giudice per le indagini preliminari castrovillarese, Anna Maria Grimaldi, ieri non ha convalidato i fermi ma al contempo ha emesso un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere nei confronti dei due accusati.
“’U cardillu” e “Motozappa” restano dunque in cella.
I due coriglianesi sono difesi dall’avvocato Andrea Salcina.
Al difensore, al momento – su richiesta del Pm Guarascio e disposizione del Gip Grimaldi – è inibita ogni forma di colloquio coi propri assistiti in attesa che l’indagine venga completata.
Dai primi atti emerge la denuncia accusatoria da parte del pasticciere Mazzei.
Questa era seguita dopo che un sottufficiale del Nucleo operativo dell’Arma coriglianese s’era recato in pasticceria per degli acquisti ed aveva incrociato Sammarro e Semeraro in atteggiamento “equivoco” presso lo stesso esercizio commerciale. I loro volti ovviamente gli erano “molto noti”.
Ne era seguita una relazione di servizio ed il commerciante era stato subito convocato in caserma per “chiarimenti”. Da qui la denuncia e le acquisizioni delle registrazioni delle telecamere collocate all’esterno della pasticceria e dei tabulati telefonici della presunta vittima.{jcomments off}