Con la determinazione n.101 del 23 Febbraio 2016, l’amministrazione comunale ha provveduto a liquidare ad alcuni dipendenti emolumenti “per lavoro straordinario prestato nel periodo novembre dicembre 2015 per assistenza Organi Istituzionali dell’Ente” per un importo di € 2.146,25. Tali emolumenti, a giudicare dal contenuto del documento, sembrano essere stati versati ai dipendenti per “l’assistenza ai lavori del Consiglio Comunale”
e relativa all’attività “effettuata oltre il normale orario e rivolta a fronteggiare situazioni non programmabili nelle ordinarie attività dell’Ente, così come si evince dal sistema automatico della rilevazione della presenza che i dipendenti di che trattasi nel periodo novembre dicembre.”
A leggere questa determinazione si resta davvero letteralmente basiti per diversi ordini di ragioni. Innanzitutto, così come per numerose determinazioni di liquidazione di straordinario ai dipendenti, nonostante nella determina si faccia sempre riferimento a come tali ore lavorate in eccesso si evincano chiaramente “dal sistema automatico delle presenze” tali rilevazioni però, non vengono mai allegate alle determinazioni di liquidazione e ben dovrebbero esserlo invece, posto che la rilevazione della presenza sarebbe la “pezza giustificativa” dello straordinario, e ciò è quantomeno peculiare. Inoltre, nel periodo tra novembre e dicembre, si sono tenuti due soli consigli comunali, il primo convocato il 26/11/2015 per le ore 17:00 mentre, invece, il secondo per il successivo 23 dicembre (anti vigilia di Natale) per le ore 10:30. Allora, facendo due conticini da seconda elementare, sicuramente il primo consiglio comunale convocato per le 17:00 difficilmente sarà andato oltre la mezzanotte per un totale, quindi, al massimo di 6 ore di straordinario. Per quanto riguarda il successivo consiglio del 23 dicembre non si può parlare nemmeno di straordinario in quanto la convocazione era per le 10:30 del mattino di mercoledì, in pieno orario di ufficio e, a quanto mi risulta, il consiglio è terminato all’ora di pranzo, dunque ancora in orario di ufficio. Allora mi chiedo, dato che si sta parlando al massimo di 6 ore di straordinario effettuate oltre l’orario di ufficio canonico, come mai ad alcuni dipendenti, così come si evince in determina, sono state addirittura liquidate 46 e 43 ore, quando le ore di straordinario al massimo sarebbero state 6? E, ancora, sempre nella stessa determina, l’amministrazione specifica come tali ore di straordinario si siano rese necessarie per “fronteggiare situazioni non programmabili nelle ordinarie attività dell’Ente”, allora ci si chiede: i consigli comunali rientrebbero, dunque, tra le attività non programmabili ordinariamente? A me pare che i consigli comunali vengano programmati dalla stessa amministrazione molto più che anticipatamente, tant’è che giorni e giorni prima la stessa provvede a renderne edotta la cittadinanza oltreché, ovviamente, gli stessi consiglieri comunali i quali devono ricevere la pertinente documentazione diverso tempo prima. E, dunque, le mie domande all’amministrazione sono: per quale motivo tale attività deve essere considerata “non programmabile” quando è palesemente programmata, tra l’altro, dalla stessa amministrazione? Ammesso e non concesso che sia non programmabile e quindi straordinaria, come mai a fronte al massimo di 6 ore di straordinario ne sono state concesse ai dipendenti fino a 46, di ore? Per quale motivo, inoltre, non sono state allegate alla determina le timbrature che si evincerebbero dal sistema di rilevazione automatico delle presenze? Personalmente, reputo che riportare tali “particolari” fattispecie sulle colonne del blog non sia affatto sufficiente, se non per renderne edotta la popolazione. Per tali motivi, ho deciso di raccogliere tutte le “segnalazioni” di questo tenore apparse sui giornali e sul blog negli ultimi mesi, allegando ovviamente tutta la documentazione del caso, per presentarle alle autorità competenti. Lungi da noi giudicare, saranno queste ultime a decidere se tali accadimenti risultano essere normali o meno. Est modus in rebus.