Tutto questo mentre in Municipio si continuano ad elargire “posti” e incarichi esterni
Mentre la città si appresta a vivere l’ennesimo sopruso politico amministrativo, e con questo ci si riferisce alle tasse che sono state “indiscriminatamente” aumentate, tutto il resto ovvero le cose più importanti per una comunità, cioè i servizi, rimane nullo, senza riscontro, senza una reale prospettiva. Eppure la qualità della vita di qualsiasi cittadino di qualunque comunità dipende proprio dai servizi che vengono erogati e garantiti dalle Istituzioni. Inutile dire che nella nostra città la qualità della vita è molto inficiata, bassa, al limite della decenza e del sopportabile.
Strade rotte, sistema viario poco organico e fluido nel proprio tracciato. Verde pubblico malcurato o addirittura non abbandonato al degrado. Gli spazi sociali, di aggregazione, sono praticamente fuori da ogni considerazione. L’illuminazione pubblica “va” a singhiozzi, a intermittenza e a secondo della zona, del quartiere, della frazione, del rione, della contrada che ci si trova. Poi l’eterno problema della nettezza urbana. Questo è l’emblema di un agire politico e amministrativo fallito, falso e improvvisato; con l’indifferenziata che doveva – stando a quando diceva il sindaco – nel giro di pochi mesi del suo insediamento e, invece, siamo ancora rimasti alle promesse.
La città si deprezza. I cittadini sono sempre più avvolti dal cupo pessimismo. L’identità e il senso di appartenenza alla propria Comunità è sempre più pallido. Il futuro è visto come qualcosa non da vivere nell’attesa della realizzazione del sogno, ma come un pesante macigno che sta per abbattersi sulla propria esistenza. Ecco: oltre al pessimismo che affonda le radici nel triste scenario cittadino, dopo le tante prese in giro passate e presenti, c’è da parte dei cittadini la rassegnazione a questo status quo delle cose costituito, appunto, di disservizi e “anomalie” politico-amministrative che easperano il presente e appesantiscono la vita e la convivenza civile della popolazione.
Nel mentre Corigliano vive il peggior tempo della sua esistenza i suoi amministratori mostrano il meglio del loro repertorio: il piagnisteo, il cinismo, l’ipocrisia, l’arrivismo, l’opportunismo e, non per ultimo, il clientelismo.
Vedete, certe cose non si scrivono tanto per passare il tempo, e se un cittadino qualunque e comune si prende la briga di scrivere e raccontare queste cose è perché la situazione cittadina è davvero quella sopra rappresentata, cioè è verosimilmente al limite dell’indecenza civile e quindi del sopportabile. E poiché questa Compagine politica è già recidiva, poiché è da anni che amministrano più o meno in maniera diretta questo territorio, sarebbe ora che il nostro Sindaco ci considerasse per quello che siamo e non per quello che non siamo.
Amministrare lamentando la precarietà finanziaria e poi muovendo i propri passi amministrativi, quelli concreti, in tutt’altra direzione è sintomo di un malessere, qualcosa che negli anni passati i coriglienesi hanno conosciuto, subito, come cattivo “costume” amministrativo. Dunque al bando le chiacchiere futili, vuote e prive di un fondamento di di realtà oltre che di volontà.
Dico queste cose perché non è possibile assistere a questo atteggiamento politico schizofrenico: da una parte ci si lamenta che non ci sono soldi, dall’altro si danno incarichi, si stiplunano contratti, si elargiscono prebende. Non è possibile continuare a stare fermi con i problemi che si incacreniscono nei suoi effetti negativi. Non è possibile aspettare i giorni sempre allo stesso modo, senza avere un’idea, un progetto, un programma, una visione di futuro e di città.
Il Consiglio comunale sembra narcotizzato. L’Opposizione sembra essere alla stregua della Maggioranza, eppure essa ha un ruolo istituzionale e civile ben preciso ovvero di “controllare” e vigilare su quanto la Maggioranza compie o su quanto la Maggioranza non produce.
E allora, che fare? Certamente questo andazzo non è più procastinabile. Il Sindaco, bravo solo a fare “pietismo” sembra vivere in un’altra dimensione sociale. La maggioranza pensa a sopravvivere a se stessa. L’oppisizione non puo’ fare lo stesso. Altrimenti è finita, la speranza di affrancamento da questo status quo, da questa maledetta mentalità politica improntata all’egoismo e al personalismo non ha più alcuna vitalità.