Un sos rivolto dalla “chiesa matrice” ai suoi battezzati e amici. E’ quello che è stato lanciato nei giorni scorso dal parroco di questa chiesa, don Santo Aquilino.
Si tratta, come tiene a puntualizzare nella lettera aperta a tutti coloro che vogliono bene al centro storico cittadino, di un Sos ma non di una resa, perché questa parte importante del territorio coriglianese ha tutte le potenzialità per tentare la strada della ripresa, non solo economica, ma soprattutto del tessuto sociale. Lo spopolamento del Centro Storico, fa notare don Santo Aquilino, ha raggiunto proporzioni imprevedibili nel nostro territorio parrocchiale; determinando una situazione di indebolimento avversa al futuro della stessa città e all’associazionismo costruttivo, specialmente dei minori. Ecco perché il parroco chiama a raccolta battezzati e amici della chiesa storica coriglianese, appunto Santa Maria Maggiore che sorge nel cuore del centro storico cittadino, per utilizzare e valorizzare tutto quello che questa città ha! E poi don Santo elenca le potenzialità e le iniziativa da porre in essere in favore del centro storico: i Beni Culturali costituiscono il nostro 50% di ricchezza e potenzialità; il Castello, da solo, non tira! Conviene puntare anche e soprattutto sulla residenzialità di coriglianesi nei singoli quartieri; rendendo questi più vivibili mediante igiene, viabilità, parcheggi e servizi. Residenzialità e vivibilità faciliteranno l’atteso turismo di qualità, volàno di ripresa economica e di rifioritura delle attività commerciali e artigianali che oggi vediamo una dopo l’altra chiudere. Non va dimenticato che – puntualizza ancora il parroco – nei nostri centri storici, il quartiere nasce, cresce, vive o muore con la sua chiesa. Le loro sorti sono interdipendenti e vanno pensate, difese e valorizzate insieme. E poi don Aquilino passa a formulare un esempio che si articola con quanto esposto prima: è impossibile pensare il Complesso Riforma senza la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli. E vero, poi, che tutte le chiese sono primariamente “casa di preghiera'” e non tanto “museo”; ma, – gloria a Dio! – è pur vero che la Chiesa di Santa Maria è anche una vera, bella e completa “enciclopedia dei sacro”, imponente in questo campo quanto il Castello lo è nel profano: due enormi potenzialità per Corigliano Centro e per tutto il Territorio, dunque! Con i pochi abitanti rimasti, però, è l’amara considerazione di don Santo, e senza flusso turistico, diventa sempre più arduo difenderla. E allora cosa fare. Urge prepararle un futuro migliore e investire ancora su di essa; perché abbiamo a che fare con la scheda-madre del sacro, per dirla in termini informatici; e, se tiene Santa Maria, c’ é speranza per tutti! Nonostante il momento di austerity e la lentezza delle istituzioni, don Santo è convinto che i cittadini ai quali si rivolge saranno ben lieti di aiutarla a farle fare un decisivo “passo avanti”‘, come già hanno fatto in passato. E come? Valorizzandola anche turisticamente. E propone un programma di crescita in quattro tappe: creare un vero e proprio museo parrocchiale; rimettere in funzione l’organo a canne; rendere funzionante tutta la torre; svuotando le cripte, poi, potremmo trovarci davanti la prima Santa Maria quella del decimo secolo.
Giacinto De Pasquale