Strano a dirsi, strano a pensarlo ma è così: Corigliano vive di “rendita” o, meglio ancora, sta vivendo di rendita. Tutto questo, considerato il “periodo” che sottende ai nostri giorni, può sembrare paradossale, ma è così, questa è la pura realtà: Corigliano vive di rendita. Infatti, tutto ciò che si vede in giro per la Città, ad iniziare dalle opere pubbliche in corso d’opera, con i vari cantieri aperti in giro per il territorio sono il frutto di azioni amministrative delle passate Amministrazioni comunali. Di nuovo c’è, però, tragicamente, il fatto, che, molte di queste opere potrebbero rimanere un perenne cantiere aperto, senza meta, senza fine e senza realizzazione.
E sì, perché dopo le modifiche-varianti volute dal Sindaco con la modifica dei relativi “progetti” i conti non tornano più e così, oltre a un ulteriore brusco rallentamento, la loro realizzazione-ultimazione potrebbe sicuramente slittare rispetto la tempistica prevista o, ancora peggio, aspettare l’arrivo di altri fondi. Ma da dove potrebbero arrivare questi eventuali soldi mancanti e comunque necessari per il completamento dei lavori e la “definizione” delle opere?!
Ma poi, un’Amministrazione comunale può vivere di rendita per tutto l’arco del proprio mandato? Possibile che a distanza di tanti mesi, a fronte dei tanti problemi ed esigenze del territorio di infrastrutture quest’amministrazione non ha havuto ancora il brio, il “genio”, l’ardire di pensare, proporre un solo progetto in grado d’intecettare un finanziamento , un bando pubblico utile a finanziare un qualsiasi progetto?
Non si può vivere di rendita, specie in un periodo difficile come quello attuale. E poi come tutte le rendite, anche quella del comune, intesa come eredità “amministrativa”, in termini di idee, progetti e programmazione se non vengono incrementate e alimentate con nuovi e altri “flussi progettuali” e quindi altri “introiti” la stessa rendita può diventare un’ipoteca sull’immagine della Città oltre che sulla sua stessa vivibilità.
Ma fino ad oggi a Palazzo Garopoli, da questo punto di vista, sotto questo aspetto c’è l’apatia e la desolazione più totale, assfissiante. Infatti non solo non c’è traccia di un nuovo progetto, quanto non si parla di una sola ( edico una soltanto) idea da proporre e perseguire nel futuro. Tabula rasa: zero programmi, zero idee. Siamo, in questo caso in perfetto equilibrio di bilancio.
Questo perché la massima fatta propria dal Sindaco Geraci e dai Suoi assessori è: vivere alla giornata. Si deve pensare giorno per giorno. Cioè come i bambini che vanno alle scuole elementari, fanno i compitini il giorno prima per il giorno dopo. E come questi i nostri amministratori non hanno quelle capacità “intellettuali”, il compendonio, adeguato per imparare tutte le nozioni che costituiscono il tale argomento…
Ecco: se non si ha un’idea di città non si può programmare il tempo e, se non si programma il presente non si realizza il futuro amministrativo della Città. I “progetti” non si ottengono improvvisando l’azione amministrativa e così con si possono ottenere nemmeno i finanziamenti utili a “strutturare” l’accoglienza, l’armonia e la vivibilità degli spazi pubblici della nostra Comunità.
Oggi i fondi europei messi a disposizione dei territori come il nostro sono tanti. E questo anche perché la nostra “zona” di riferimento rientra nella c.d. “obiettivo 1, cioè fa parte di quella fascia svantaggianta” che permette a questi territori che la costituiscono di usufruire di più bandi e quindi di più finanziamenti. Ma se non ci sono i progetti o, ancora peggio, questi non vengono istruiti come dovrebbero, tutto sarà vano. Anche la speranza loè.
L’unica “rendita” prodotta dal Sindaco Geraci e dal Suo Esecutivo sono la perdita del finanziamento relativo al centro storico, per un importo di diversi milioni di euro, e poi l’altra grande rendita… quella del finanziamento perduto, pari a circa 11 milioni di euro, relativo a dei lavori da eseguire a Schiavonea. Ecco l’unica rendita di questa compagine politica, ma non disturbiamo il “manovratore”, perchè egli esige silenzio. E silenziosamente continua a sommare errori e disastri, qualcosa che nella somma totale si identifica nella cifra di un disastro. Questo senza esagerazioni, ma solo il frutto delle maceria che sta lasciando dietro al (seppur breve) suo cammino.