“Il vino che rallegra il cuore dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il volto” (Il Libro dei Salmi – Antico Testamento). Penso a questo passo delle Sacre Scritture allorquando rifletto su coloro i quali, nella nostra città ma non solo, a dispetto di sedicenti intellettuali, hanno generato cultura nel vero senso della parola.
Cultura che non è sempre sinonimo di testi e nozioni, bensì palestra di vita e formazione permanente per l’umano consorzio.
Mi riferisco, ad esempio, ad un nostro insigne concittadino scomparso nel 2015: Francesco Geraci. Imprenditore illuminato e lungimirante, indissolubilmente legato alla terra e alla sua ancestrale tradizione, le cui origini hanno accompagnato la laboriosa esistenza. Amava definirsi un “coltivatore diretto con i calli sulle mani”. Un motivo in più per i suoi figli, che ne continuano a seguire le gesta con dedizione e competenza, per essere orgogliosi e fieri di quest’uomo, autentico ‘pater familias’.
“A Francesco Geraci, socio fondatore e dirigente”. Così recita la dedica incisa sulla targa apposta all’esterno dell’Ufficio di Zona della Coldiretti, situata in via Nazionale a Corigliano Scalo e scoperta nel 2018 nella ricorrenza del sessantesimo anniversario dell’apertura della sezione di Corigliano Calabro della stessa Coldiretti. Un gesto di grande significato che fa onore alla Coldiretti e rende il giusto tributo a Francesco Geraci, imprenditore coriglianese da tutti affettuosamente conosciuto come “Zio Ciccio”, capostipite di una famiglia che oggi spicca per professionalità e capacità aziendali. Un atto senz’altro importante nei confronti di un uomo che si è distinto per valori e senso del dovere e che tanto si è prodigato non solo per l’affermazione della Coldiretti, ma per la crescita dell’intero settore agricolo.
La comunità deve essere grata e riconoscente ad uomini come Francesco Geraci, i quali, da figli del popolo, non hanno mai dimenticato semplicità e umiltà, divenendo punti di riferimento etici e morali per nuove generazioni e operatori di categoria. Testimoniare siffatte presenze sul nostro territorio rappresenta un buon viatico per scrivere strade di progresso per la nostra città, ove il passato sia storia dalla quale attingere esempi di vita futura. È il caso di Francesco Geraci, il coltivatore diretto che fece dell’olio cultura di vita.
FABIO PISTOIA