A leggere le cronache del tempo, la manifestazione dell’1 giugno del 1915, a Corigliano, fu imponente. L’Italia era appena entrata in guerra e i primi militi partivano per il fronte. Per le strade c’erano “circa seimila persone di ogni classe e di ogni ceto. Tutte le case erano imbandierate, tutti i balconi erano parati a festa e da essi le donne lanciavano a piene mani fiori sulla folla”.
Le Autorità civili e religiose, le scuole, la banda conferivano alla giornata la solennità delle grandi occasioni. Il cronista annota: “È un vero delirio di entusiasmo”. I soldati sanno di partire per liberare la patria dagli Austriaci; nessuno immagina ciò che lo attende. Il bilancio sarà tutto negativo. Per tre anni, 3mila giovani lasciano i campi e le botteghe, i mestieri e le professioni, il paese e le famiglie. Di essi, 500 torneranno feriti e 50 mutilati; 196 non faranno ritorno. A mantenere viva la loro sacra memoria, s’incarica, oggi, l’austero Monumento, giustamente eretto dai nostri padri.