Una corretta informazione serve a tutti, specie in questo momento così particolare. Noi abbiamo detto No alle trivelle anche in Consiglio Comunale, contestando con forza gli articoli 36 e 37 dello Sblocca Italia. Questi ultimi sembrano essere fatti ad uso e consumo delle aziende produttrici di idrocarburi, ed è evidente la volontà di favorire i petrolieri ignorando le cause del danno ambientale.
Lo Sblocca Italia in realtà è uno Sfascia Italia, che non farà altro che affondare il paese, in questo caso, in un mare di petrolio. Il governo Renzi ha deciso di tendere una mano alle compagnie petrolifere,a tutti i progetti di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi in terraferma ed in mare. A tutto ciò si vuole attribuire carattere di interesse strategico e di pubblica utilità, finanche a considerarli urgenti e indifferibili. Si cancella così, con un colpo di mano, la competenza autorizzativa che la nostra Costituzione riserva alle Regioni.
La stessa regione Calabria ha impugnato il 37 e 38 dello Sblocca Italia. Nella Sibaritide stiamo rischiando grosso con la famigerata concessione D 150 a favore della società Appennien Energy, concessa con decreto di conferimento ministeriale del 9 giugno 2014.
Tale istanza era già stata rigettata in passato in quanto ricadente in area interdetta come disciplinato dal decreto 128. «Quasi tutti i Comuni coinvolti nel progetto – si legge nel dossier del Circolo . quali quelli di Amendolara, Trebisacce, Villapiana, Cassano dello Ionio, Corigliano Calabro, Rossano, Calopezzati, avevano rigettato l’istanza». Il ministro Guidi ha invece ritenuto di dovere procedere con il consenso, ignorando e scavalcando i pareri negativi degli enti locali. Prendendo atto che l’originaria istanza prodotta per il conferimento del permesso era stata presentata il 28 marzo 2007, quindi antecedente all’entrata in vigore del decreto 128, e considerando che la prima fase di ricerca di fatto consiste nel solo acquisto e rielaborazione di linee sismiche già esistenti, il direttore generale per le Risorse minerarie ed energetiche, Franco Terlizzese, ha ritenuto di poter dare pare positivo. Questa prima fase dovrebbe durare 12 mesi dalla data di pubblicazione del Decreto.
La seconda fase in progetto prevede invece la vera e propria perforazione per la realizzazione del pozzo esplorativo, ma questo prevua proceura di via. La perforazione del pozzo esplorativo partirà con una postazione dalla terraferma, con pozzi esplorativi orizzontali, e dovrà avvenire entro tre anni dal conferimento del permesso. «Di fatto – scrive il circolo Federico II – quello che evidentemente un aggirare l’ostacolo di ricerca direttamente in mare, così come denunciato dall’organizzazione amientalista lucana Ola, potrebbe costituire un pericolo maggiore in quanto andrebbe a sollecitare una area costiera soggetta a liquefazione e ad erosione, come evidenziato dalla relazione geologica del Piano Strutturale Associato della Sibaritide e dallo stesso Piano territoriale di coordinamento provinciale di Cosenza. Mentre, sempre dalle stesse carte, in quelle aree risulta molto elevato il rischio inondazione».
Inoltre, informa il Circolo, anche l’area costiera sulla terraferma sarebbe interessata da un’altra istanza di permesso di ricerca della stessa multinazionale definita “Torre del Ferro”. La riforma del Titolo V e una limitata modifica dell’art. 117 della Costituzione, assegnerebbero di nuovo allo Stato la competenza esclusiva per quanto riguarda le attività e le infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale, semplificando il processo autorizzativo e favorendo il prevalere dell’interesse nazionale rispetto a quello di carattere più locale, oggi messi legislativamente sullo stesso piano. Il decreto Sblocca Italia cerca di favorire l’impostazione della Sen (Strategia Energetica Nazionale), esautorando i governi locali del loro potere decisionale e legislativo.
Ora, pertanto, spetta al popolo coriglianese ribellarsi, quel popolo troppe volte spettatore passivo e ormai privo degli strumenti per decidere autonomamente quale vocazione dare al proprio territorio. Se necessario, bisognerà tutti assieme scendere in piazza e protestare contro qualcosa che a breve distruggerà il nostro mare e il nostro territorio. E sarebbe auspicabile e opportuno che anche il Sindaco Geraci si opponga con forza, magari anche emanando ordinanze mirate a vietare o almeno ostacolare le operazioni di trivellazione.
Francesco Sapia M5S.