Dedicato a Mario Candido: gli uomini passano, ma le opere restano!
Intendo far memoria dell’ Architetto Mario Candido con le sue stesse parole che certamente lo faranno conoscere meglio come un uomo amante della bellezza, della bontà, della carità e della libertà, valori che la nostra città di Corigliano Calabro deve riscoprire in questi momenti di crisi globale e che siano come un testamento soprattutto per i giovani.
Il mio primo incontro con lui avvenne qualche giorno dopo del 19 settembre del 2004 quando fui nominato superiore e parroco di San Francesco di Paola proveniente da Lamezia Terme, davanti all’ingresso del Romitorio: ero molto pensieroso perché stavo riflettendo su come ridare bellezza a questo luogo sacro per tutti i Coriglianesi perché vi aveva dimorato il nostro San Francesco di Paola e ad un certo punto si ferma un auto e scende questa persona umile, discreta, silenziosa, ma piena di amore per l’arte in tutti i sensi, che mi domanda sul perché del mio atteggiamento pensieroso. Al che io rispondo che stavo riflettendo su come ridare bellezza a questo luogo e lui, con grande entusiasmo mi di dice se poteva aiutarmi, presentandosi semplicemente come Mario Candido, al che io risposi subito di sì, affermando però che non avevo soldi per pagare l’opera di un architetto e lui, ridendo, mi disse che era contento di farlo gratuitamente per l’amore immenso che portava al nostro Santo e che era onorato di aiutarmi.
E così iniziò una bella avventura di sogni realizzati con lui nei tre anni della mia permanenza nella mia città che oso definire “la primavera del risveglio cultura, morale, religioso e morale di Corigliano Calabro” per i tanti eventi realizzati nella costruzione delle opere e nella mobilitazione delle coscienze.
Ecco ciò che mi scrisse dell’Architetto Mario Candido che alla fine di questo triennio bello e storico per la mia città di Corigliano Calabro, che raccomando di leggere con grande attenzione perché da questo scritto si rivela tutta la sua alta sensibilità umana, sociale ed etica dell’Architetto: «Premessa: in questo luogo costruito da San Francesco di Paola nel 1476, come quarta casa dell’Ordine dei Minimi da lui fondato, per quasi 350 anni (fino alla soppressione degli Ordini religiosi secondo la legge napoleonica del 17 luglio 1809 e, poi, fino alla legge del nuovo Regno d’Italia del 1862), i suoi frati vi condussero una vita di preghiera, di vita quaresimale e di carità. Per molto tempo è rimasto nell’incuria e nell’abbandono. Restaurato nel 2005 e riaffidato ai frati minimi il 5 giugno 2006 con convenzione stipulata con il comune di Corigliano Calabro, per volontà della comunità così formata: padre Giovanni Cozzolino correttore, padre Antonio Arena, vicario e padre Massimo Vitalba, archivista, in occasione del quinto centenario della morte del Santo Fondatore (1507-2007), è stato riportato all’antico splendore e decoro, ed è stato inaugurato domenica 3 dicembre 2006. I lavori di rifunzionalizzazione dell’ala Ovest del convento di San Francesco di Paola sono iniziati l’8 agosto 2006 e sono terminati il 15 dicembre dello stesso anno. I lavori sono stati coordinati dall’architetto Mario Candido, assistito dagli ingegneri Antonio Caldeo e Francesco Milito che hanno gratuitamente offerto la loro opera. Molte maestranze, nei loro specifici campi, hanno profuso le migliori energie con amore e dedizione. Padre Cozzolino, voglio esprimerle le mie congratulazioni più sincere, per aver voluto con tenacia, caparbietà e spirito di sacrificio intraprendere i lavori di cui sopra che hanno ridato dignità per la funzione pastorale assegnata alla presenza dei frati minimi nel convento di Corigliano. La vostra opera sicuramente resterà negli annali della storia di Corigliano, ho cercato di dare spassionatamente, anche il mio modesto contributo che lei conosce bene nella sostanza e nella forma. La libertà e la fiducia concessami, nella scelta dei materiali e nella consequenzialità degli interventi, di per sé basterebbero ad appagare la partecipazione all’opera. Sono andato oltre nel proporle un progetto di recupero generale dell’intero complesso. Più volte durante le nostre frequentazioni ci siamo detti: che San Francesco si è voluto disvelare facendoci ritrovare segni, incontrare persone, trovare soluzioni anche… economiche. Per certi versi siamo solo all’inizio di questa avventura che speriamo possa materializzarsi nel restauro totale oltre che del monumento, anche degli uomini. Per questo bisognerà impegnarsi ulteriormente, lottare ed affermare principi etici che non siano soltanto legati alla quotidianità di quello che ognuno di noi fa per il ruolo che gli è stato assegnato. In tutto questo, di nuovo vorrei ricordare gli ingegneri Caldeo e Milito, l’architetto Aprelino, il geologo Superchi, che si sono sobbarcati l’onere immateriale della stesura di relazioni, disegni e computi. Nella speranza che tutto questo immaginato, pensato diventi presto realtà operativa abbia i sensi della mia più profonda stima. Corigliano Calabro, 12 gennaio 2007. Architetto Mario Candido».
La gente passa ma le opere restano: dentro la persona di Mario Candido era fortissimo il rapporto con la sua Corigliano, con i profumi delle clementine, zagare, liquirizia, i sapori, il tempo dell’estate e dell’inverno. Ogni volta che veniva, quasi quotidianamente, al convento per parlarmi egli camminava con questi profumi e portava dentro di sé il sapore del centro storico, che non abbandonava mai convinto, come me, che la nostra città riprenderà a volare partendo proprio dal centro storico.
Ecco, perché abbiamo iniziato a dare il nostro contributo alla nostra città, coinvolgendo subito la popolazione, dal cuore del centro storico: il romitorio San Francischiello, ove ha dimorato il nostro San Francesco di Paola. Nei momenti difficili gli dicevo spesso il Suo motto “A chi ama Dio tutto è possibile”, e di pensare al nostro Santo che ha camminato per le strade della nostra città, seminando amore, carità e bontà e che così dovevamo fare anche noi: lui come Assessore alla Cultura ed io come parroco.
Convinti entrambi che la rigenerazione del centro storico riguarda tutta Corigliano e che non esiste uno sviluppo di tutta la città, se gran parte del suo territorio, costituito dalle zone interne e periferiche, non inizia un serio percorso di valorizzazione delle sue ricchezze (che sono davvero enormi), altrimenti ne soffrono sia le zone periferiche che si stanno spopolando, ma anche quei territori che, in virtù dell’altro spopolamento, si popolano a loro volta oltre misura, ci mettemmo al lavoro con una grande sinergia di intenti e di forze.
Ed è per questo motivo che mentre inventavo la festa di San Francesco di Paola al Monte per Piana Caruso e il Baraccone e valorizzavo moltissimo la festa patronale (penso che i Coriglianesi si ricordino bene di queste tre anni di feste complete in ogni aspetto: dalla preghiera alla cultura, dalla carità allo spettacolo ecc.), l’Architetto Mario Candido inventava le notti bianche al centro storico, intensificava le manifestazioni culturali al Castello, riqualificava l’iniziativa “Chiese aperte” ecc.
L’architetto Mario Candido ha insegnato che Corigliano ha sicuramente tutti i requisiti per potersi affermare nel mercato turistico, culturale e negli itinerari del turismo religioso: quanto è bello il nostro mare, quanto è bella la nostra montagna, quanti personaggi illustri, quanta cultura popolare, quanta cultura ad alto livello.
Per Mario Candido ogni angolo della nostra città rappresentava un pezzo di storia ricco di cultura ed offriva specialità uniche: vicoli, palazzi storici, ma, soprattutto, creare un itinerario sulle orme di un gigante della santità come Francesco di Paola e per lui era fondamentale investire per dare una svolta culturale e sociale alla nostra città, crocevia di dialogo e di confronto tra i popoli e religioni e lascia come testamento il coraggio di non avere paura, di non bisogna cadere nella trappola del vittimismo, della rassegnazione, delle critiche distruttive, di una mentalità medioevale: siamo tutti uguali, tutti liberi, ma con diritti e doveri, con un amore particolare alla trasparenza e al bene comune da parte di tutti, perché tutti insieme possiamo creare una città con un cuore buono.
Carissimo architetto certo mi mancheranno le tue telefonate che mi facevi perché “avevi nostalgia di sentirmi”, il tuo essere orgoglioso di avermi conosciuto, perché, bontà tua, mi dicevi di essere “degno figlio di San Francesco di Paola”, mi mancherà l’obiettivo di venirti a trovare quando vengo a Corigliano e parlare con te: l’ultima volta l’ho fatto in questo mese di agosto appena trascorso e tu, sofferente, eri contento come un bambino, facendomi comprendere sempre di più che solo l’amore alla bellezza, alla bontà, alla giustizia e alla carità salverà il mondo.
Ora sono sicuro che sei con Colui che è l’Architetto del creato, perché a me rimangono impressi la gioia dei tuoi occhi nel contemplare la “Madonna del Melograno” nella chiesa di Corigliano e quel “disvelarsi” del nostro San Francesco che entrambi ci portiamo nel cuore!