Recentemente mi sono imbattuto, nel corso di alcune letture, nel termine mafia. Tra i mille aggettivi che provano a descriverla come ad esempio l’omertà, l’infamia, il pizzo, le ritorsioni, le rapine, gli omicidi, mi colpì in modo particolare quello legato alla “raccomandazione” e alla “famiglia”.
Il primo, cioè il fatto di privilegiare qualcuno non in base ai propri meriti ma in base alla parentela o all’amicizia o in cambio di denaro, mentre il secondo è proprio quello di una rete di complicità che possa aiutare i propri “amici”, anche se non hanno diritto a qualcosa, a spese di tutta la comunità. Ebbene sì, il termine mafia abbraccia anche queste due fattispecie e forse, in questo caso, ci sentiamo toccati un po’ tutti. Non a caso, nella nostra città, non sono mancate le prime polemiche a fronte di un, seppur ancora presunto, abuso edilizio che investe un rappresentante politico/amministrativo locale, ma anziché comparire in pubblico, cosi come lo fece in campagna elettorale,ora non possiamo che notare un miserabile silenzio sulla vicenda. Tutto Tace, forse perché qualcuno sta impegnandosi alla “disperata ricerca” della famosa concessione in sanatoria, forse qualcun altro si sta impegnando cosi tanto nel risanare le casse e il bilancio comunale tanto da riprendere una vecchia parcella per prestazione di servizi caduta ormai in prescrizione da anni. A questo punto mi chiedo, cosa è cambiato dal momento in cui siamo stati commissariati per mafia? Le azioni delittuose non sono state eliminate, hanno cambiato volto ma continuano a ledere la nostra città e gli interessi comunitari. Non voglio certamente vestirmi dell’abito del “qualunquista” o di colui che non fa altro che parlare poco bene della propria città, non me ne vogliate ma, a volte, basterebbe solo un gesto…di civiltà più che di giustizia.
N.D.