In questi giorni, e mi riferisco alla “dialettica politica” di questa campagna elettorale, stiamo assistendo alla indecenza civile quella che prende sostanza per “attivismo” di qualche “buontempone”, o di qualche sparuto “gruppuscolo di persone” che, dileggiando l’avversario, mistificando fatti e verità, agitando il vessillo della calunnia, aggrappandosi al fantasma di qualche “spirito” che vedono da per tutto, cercano di creare confusione tra l’elettorato e di racimolare così qualche voto in più per continuare a illudere le proprie aspettative ma, di fatto, finiscono solo per ingannare il proprio ego e fare del male alla comunità.
L’obiettivo di questo agire è sempre solo, solamente e unicamente, il dott. Giuseppe Geraci. In effetti, secondo questi politici-politicanti che ambierebbero pure ad essere eletti alla guida politco-amministrativa della Città, l’ex sindaco Geraci avrebbe due colpe: la prima, quella di essersi ripresentato alle elezioni; la seconda, quella di aver “raccolto” attorno al suo “progetto” cinque liste.
Ma, alla luce di tutto questo, mi chiedo: è possibile fare politica in questo modo, è possibile pensare di servire la città usando questo “modus operandi”, è possibile cedere la propria intelligenza in pasto alla miseria politica, è pensabile di incamminarsi in un sentiero impervio e che trascende da ogni sano principio, morale, etico, politico e civile?
Giuseppe Geraci se ha inteso scendere ( o salire) nel campo di questa competizione elettorale è perché sente nel proprio animo, avverte nel proprio cuore, delle energie da dare e da spendere per il benessere della collettività, della sua città: per offrire la sua “esperienza-sapienza” amministrativa, maturata negli anni in cui ebbe l’onore e l’onere di fare il sindaco “producendo” risultati brillanti, oserei dire eccelsi.
Ricordo, sempre a costoro che stanno dimostrando di essere i maestri della pura invettiva, perché il resto della città ne è già a conoscenza, che Giuseppe Geraci è vero che ha ha perso le elezione sia nel 2006 e sia nel 2009, ma le ha perse non perché la Città lo ha sonoramente bocciato, non perché i cittadini non hanno creduto nella sua candidatura, ma perché, tanto nel 2006 quanto nel 2009, un “manipolo di persone” ha avuto la mefistofelica forza, e anche questo è di pubblico dominio poiché la “cronaca” e i giornali ne hanno parlato per molte edizioni e tanti giorni, di stravolgere il risultato elettorale a vantaggio di qualcuno piuttosto che di qualche “altro”.
Ricordo, sempre a questi politici-politicanti che agitano il dito contro il dott. Giuseppe Geraci, che la democrazia è la capacità di misurarsi, da parte di tutti i competitor politici, sulle idee, su quello che si è in grado di esprimere. Se Giuseppe Geraci ha avuto il carisma, la persuasione, la facoltà di aggregare attorno al suo Progetto, attorno alla sua Idea di Città tante persone, tanti cittadini (uomini, donne, giovani, studenti, etc.) vorrà dire che le sue idee, i suoi progetti, il governo che vuole dare, se eletto, alla Città è valido, ha una sua bontà, è convincente se non entusiasmante.
Questo fantasmagorico “Patto per la città”, così com’è stato battezzato sempre dai (settari e) “soliti personaggi” di cui sopra, è qualcosa di menzognero, di falso, di fuori dal mondo: è solo il modo, più che altro il maldestro tentativo di alzare il polverone intorno a Geraci. Null’altro di più. Se poi in queste liste ci fosse, tra i tanti e tra gli altri, qualche ex dirigente di partito (Pdl), qualche ex consigliere comunale, qualche persona che non lo ritenete degno del vostro voto, allora a quel consigliere non dategli il vostro voto, la vostra preferenza.
Pertanto il mio intervento, nel suo piccolo, vuole essere un invito, aperto a tutti coloro che da giorni e settimane, in maniera “unidirezionale”, si stanno rendendo protagonisti di un “atteggiamento “in-civile”, “in-vero”, in-politico”, che definirlo come un atteggiamento abietto e abominevole forse è perfino un complimento, di non lasciarsi prendere la “mano” dal diavolo e di iniziare a parlare del futuro della Città, di dire quello che volete fare voi, delle vostre idee.
Alimentare cattiverie, pregiudizi, o, peggio ancora, dei giudizi negativi e carichi di veleno nei confronti del proprio avversario politico serve a poco, o solo a infliggere ulteriormente questa città di una pena, di un esempio impervio che non merita.
L’ex sindaco Giuseppe Geraci, durante gli anni che è stato primo cittadino, ha dimostrato di saper conoscere, di saper amare, di saper amministrare. E a testimoniare tutto ciò, è la realtà: le opere, il lascito, il buon viatico amministrativo che lasciò, concretamente, in quegli anni; e basta uno sguardo disincantato, un giro accorto per i vari rioni di Corigliano e ancora possiamo toccare con mano quella sua opera buona, quel buon governo perseguito e compiuto in quegli otto anni. Questa è la speranza di “redenzione” che Corigliano ha. Il resto sono solo invettive, cattiverie. Almeno che non portate qualche elemento di discussione oggettivo.
E allora attaccare, con colpi bassi, sotto la cintola, le persone “perbene” che hanno fatto della dignità personale qualcosa che è più di uno stile di vita; che hanno fatto del proprio agire politico una fede personale, professata in nome, appunto, di quella nobiltà che rende una persona qualsiasi un galantuomo, francamente è troppo; è un modo, questo, per dire che questa Città deve restare ferma lì, dove adesso si ri-trova. E nessuna persona, nessun cittadino di questa Città vuole o vorrebbe questo, sarebbe una sciagura comune.
Ermes