Chiude la sede dell’Ufficio del Giudice di Pace. Dopo tanti anni Corigliano Calabro perde anche quest’altra importante Istituzione. Nessuno lo dice, il Sindaco sull’argomento non si pronuncia, anzi cincischia, lo evita. E così fanno anche tutti gli altri amministratori o componenti della compagine politica che reggi le sorti della nostra Comunità. Nessuno parla, alcuno dice nulla, si diffondono comunicati stampa avendo per oggetto i più svariati temi, ma del Giudice di Pace nessuno dice nulla: nessuno dice che è già, praticamente, stato trasferito e accorpato a quello di Rossano.
Ma perché, mi chiedo, sulle questioni importanti si tace? Perché si cerca di far cadere o scadere tutto nel dimenticatoio?
Dopo la chiusura, o meglio il trasferimento e l’accorpamento della sede cittadina dell’Agenzia delle Entrate a quella di Rossano, Corigliano viene spoliata di un’altra importante Istituzione, qual è appunto il Giudice di Pace. E anche questa volta tutto è stato deciso autonomamente, senza alcun dibattito pubblico, senza portare la questione in Consiglio comunale, ma silenziosamente, quasi si trattasse di una sorta di eutanasia inferta alla Città: ha deciso per tutti, nel chiuso della propria stanza, il Sindaco.
Eppure l’Ufficio del Giudice di Pace è un presidio di Giustizia e di Legalità importante, oserei dire strategico al fine di perseguire la Sicurezza dei cittadini e l’Ordine pubblico, soprattutto per una grande città, la seconda della provincia dopo Cosenza, come Corigliano. Soprattutto per una città che è stata piagata, anche nel recente passato, da una serie di atti e di eventi criminosi. E allora ecco che si parla, si parla, si predica bene, argomentando pure con bei discorsi, ma poi nei fatti gli “impegni” presi vengono meno.
Mi auguro che il Primo cittadino Geraci, piuttosto che annunciare condivisibili e plausibili iniziative politiche, inizi a rendersi conto che egli è il Sindaco, lui non può limitarsi a fare annunci, o, ancora peggio, a fare promesse: deve agire, deve porre concretezza alle parole, con fatti e atti tangibili. I comunicati stampa lasciano il tempo che trovano, così come le promesse che lo stesso Geraci aveva fatto, al tempo, che la sede del Giudice di Pace, allorquando affermò che questa sarebbe rimasta come un importante presidio e un simbolo istituzionale di lotta al crimine e per la giustizia. Ma a distanza di qualche mese, poi, per superficialità politica, le parole vengono meno e, la triste realtà svela un altro “inganno”. Stessa cosa verificatasi con la sede dell’Agenzia delle Entrate. Stessa cosa, stesso copione l’abbiamo, ahimè, visto, subito, in altri ambiti amministrativi, dai lavori pubblici, alla problematica dei rifiuti (la differenziata?!), al problema del randagismo, per arrivare fino alla organizzazione della macchina comunale (che continua a navigare nel pieno caos).