⁃ Regione Calabria.
⁃ Baker Hughes (multinazionale americana).
⁃ Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio.
La TRIADE del potere, organizzata per scippare il porto di Corigliano alla Comunità.
Il Comitato spontaneo di cittadini, nato in difesa del Porto di Corigliano “giù le mani dal Porto di Corigliano”, denuncia alla pubblica opinione, la macchinazione in atto finalizzata a sottrarre il Porto di Corigliano alla disponibilità per lo sviluppo articolato nei settori del turismo, pesca e commercio dell’alto Ionio Cosentino e trasferirlo nella disponibilità esclusiva della multinazionale americana Baker Hughes, concedendole il privilegio di appropriarsi, di fatto, almeno per un trentennio, di oltre il 40 % di tutta la superficie portuale utile a bordo banchina , per la realizzazione di un insediamento industriale nel settore della logistica legata al sistema della rigassificazione.
L’operazione vede coinvolti: la Regione Calabria, quale organismo di governo e rappresentanza dei cittadini calabresi, impegnata invece a promuovere, nella persona dell’assessore allo sviluppo economico Rosario Varí, l’insediamento della multinazionale dichiarandosi disponibile all’operazione che si sostanzia di fatto nella regalìa del porto di Corigliano; L’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio nella persona del presidente Agostinelli e naturalmente la multinazionale Americana servita dai primi due con i guanti bianchi nella soluzione dei suoi interessi qui in Calabria.
Il nostro Comitato ha pubblicamente denunciato tutta una serie di profili di criticità del progetto presentato dalla BH, tra i quali ricordiamo:
– La mancanza di trasparenza registrata nel corso della procedura nel non rendere pubblico il progetto particolarmente negli aspetti più interessanti per la cittadinanza come il piano industriale completo, dal quale emergesse con certezza quale dovrebbe essere l’assetto qualitativo e quantitativo del personale anche nella sua distribuzione territoriale tra Corigliano e Vibo Valentia (sede calabrese già consolidata),
– le autorizzazioni di taglio ambientale e paesistico,
– lo strumento urbanistico al quale i progettisti si sono ispirati utilizzando indici di fabbricabilità altissimi: oltre ai 2 mc/mq o la proposta di edifici praticamente bordo mare con altezze superiori a 20 metri! Valvole urbanistiche delle quali non si trova riscontro in alcuna norma vigente sul territorio comunale ma non basta, ci chiediamo:
– sono al corrente i progettisti dell’opera che tutto il territorio del comune di Corigliano Rossano i PRG comunali sono stati sostituiti dal PSA e che lo stesso proprio in questi giorni è in fase transitoria di adozione e per questo laddove esistono contraddizioni le approvazioni sono sottoposte a regime di doppia approvazione per via delle norme di salvaguardia?
Ed ancora:
– sono a conoscenza i progettisti e la governance della BH che da anni esistono due delibere una di giunta (N. 341 del 25/7/2002) e l’altra di Consiglio (N. 73 del 10/9/2002) nelle quali si mette ufficialmente nero su bianco certificato, la volontà della cittadinanza che il porto di Corigliano abbia utilizzazione esclusivamente inerente al turismo la pesca ed il commercio/agricoltura, escludendo categoricamente qualsiasi utilizzo industriale, delibere ad oggi mai revocate e pertanto vigenti?
Ma tutto questo non basta, come si può mai spiegare che un progetto presentato nei mesi passati agli Enti, per come visto, seppure di fatto calibrato su parametri urbanistici “volatili”, pur richiamandosi ad una destinazione d’uso industriale di fatto inesistente, nei mesi passati viene fatto oggetto di conferenza di servizi e trasmesso conseguentemente per l’approvazione al Comune di Corigliano Rossano, ciò nonostante nel Mese di Dicembre 2023, l’ammiraglio Agostinelli mette mano ad una variante al Piano Regolatore del Porto di Corigliano, depositato proprio in questi giorni al comune interessato con evidenza del porto che questa volta prevede a chiare lettere nel suo interno insediamenti industriali!
In pratica prima si presentano i progetti e poi le norme a seguire ovvero le leggi si adeguano alle esigenze del privato! E la Regione sta a guardare! Ci si domanda come sia possibile che tra tutti questi soggetti coinvolti, Autorità portuale, Regione Calabria e BH nessuno di essi abbia ritenuto eccessivamente pervasiva la richiesta e quindi l’ipotetica appropriazione di oltre 10 ettari di superficie “nobile” del porto per la sistemazione definitiva delle strutture utilizzate dall’industria americana con la produzione sistemata a bordo darsena? Possibile che nessuno abbia eccepito negli interessi del bene comune che si tratta di area particolarmente importante costituita da superficie già pavimentata, servita da illuminazione, energia elettrica di impianti idrici per l’adduzione e lo smaltimento delle acque, recintata e controllata, da noi stimata per un valore, approssimato per difetto, di almeno 100 milioni (diconsi centomilioni) di € a fronte di un investimento di soli 60 milioni di €?
Tutto ciò, inoltre, senza uno straccio di garanzie date dal contraente per l’arco di trent’anni (durata della concessione) sul tipo di produzione futura oltre a quella logistica che per il futuro la HB potrebbe intraprendere e sulla compatibilità con le altre attività esistenti come con la flotta peschereccia oppure future come l’approdo croceristico e di tutte quelle altre attività che lo sviluppo agricolo, turistico o di qualità ambientale potrebbero necessitare per lo sviluppo dell’entroterra. Tenuto conto di tutte queste criticità oggettive, rilevato che l’area portuale è di fatto confinante con l’area di sviluppo industriale ex ASI, oggi CORAP, anche questa definita ZES, proprio in virtù dell’adiacenza all’area portuale e che essa nacque in illo tempore proprio per gli insediamenti a carattere industriale, la proposta che ci è sembrata più di buon senso avanzare alla Baker Hughes e con essa all’attenzione della Regione Calabria prevede che essa desista dall’idea di occupare il porto, con tutto il danno che da tale insediamento deriverebbe e si convincesse a realizzare il suo progetto in un’area urbanisticamente ad essa vocata ovvero nell’area ASI.
Si andrebbe a realizzare così un circuito virtuoso con una operazione di alto profilo sociale oltre che imprenditoriale. Lo spostamento dei manufatti dai capannoni di montaggio alla darsena sarebbe garantito semplicemente realizzando una brevissima pista dedicata al trasporto eccezionale dei suoi prodotti, tutta compresa in area portuale che otterrebbe il risultato meritorio di collegare l’ASI al porto, con enormi vantaggi reciproci e non solo per l’industria americana ma per lo stesso porto e tutte le industrie già avviate collegandole al resto del mondo via mare.
Tutto ciò non basta perché il ciclo virtuoso si potrebbe chiudere con l’aiuto e la volontà della regione, che così terrebbe fede al suo vero ruolo di promozione socio-industriale, realizzando finalmente il collegamento al porto di Corigliano con la linea ferroviaria Sibari-Crotone che di fatto è già presente, basterebbe realizzare le bretelle di collegamento! E qui non c’è bisogno di aggiungere verbo!
A tutte queste motivate nostre osservazioni, non si è dato né risposta né sono state ritenute utili per aprire un confronto al quale avevamo creduto, si è preferito usarci come alibi per una sbandierata e sbilenca trasparenza, affidando le risposte alla denigrazione, lo sberleffo e la diminuzione culturale oltre che la sufficienza perfino sui riferimenti normativi.
L’esito è stato quindi quello di tracciare, se ve ne fosse stato ulteriore bisogno, un solco ancora più profondo tra potere politico/autorità e le popolazioni, mortificate nelle loro aspirazioni di sviluppo soprattutto per le nuove generazioni ed era proprio per le nuove generazioni che speravamo di poter intrattenere con tutti i soggetti coinvolti un discorso che ci avrebbe insieme portati a ragionare per il meglio e non che le nostre proposte fossero semplicemente liquidate con le becere, vecchie e consunte promesse di qualche indefinito posto di lavoro!
Per qualcuno il fermo immagine è rimasto agli anni sessanta/settanta, non realizzando che anni ed anni di disillusioni ci hanno insegnato a riconoscere le proposte che meritano sostegno e che ci possono far crescere dai venditori della fontana di Trevi! P.S. Confidiamo nella presa di posizione del Comune nella persona del Sindaco affinché sciolga al più presto le sue riserve, a noi occorrono più alleati e meno politici!
Mario Gallina, Architetto.
Membro del comitato spontaneo di cittadini “giù le mani dal porto di Corigliano”