Gli ultimi due anni di guerra,ed i successivi,fino al 1952,furono gli anni del mio …”tormento” scolastico. Sin dalla prima media i bravi erano sempre gli stessi:
-I “FIGLI DEI MASSARI” ( per via di mozzarelle,ricotte,formaggi,cacicavalli e tutto il “ben di Dio” che proveniva dalle “Minne” delle vacche.
-I FIGLI DEGLI ARTIGIANI,i migliori,quelli che ti potevano risuolare le scarpe,cucirti un vestito su misura,costruirti un mobile su ordinazione,non escluso un “tabuto”.
-I FIGLI DEI POVERI. Grazie al diffuso pietismo che i poveri erano sempre e comunque bravi,e che erano vittime della società che li aveva relegati ad un ruolo inferiore,unicamente per le difficoltà economiche dei genitori.
-I FIGLI DI “QUALCUNO”,cioè di quelli che contavano per prestigio e per censo (di solito entrambi fasulli).
E gli altri? Gli altri eravamo I FIGLI DI NESSUNO. I figli della media e piccola borghesia,la parte sana,attiva ed operosa,ma che non contava perché non produceva … mozzarelle e cacicavalli (con la fame che c’era),non risuolava scarpe,non cuciva vestiti e,quindi,non aveva nulla da offrire alla classe docente che,peraltro,si dibatteva in gravi difficoltà alimentari ed economiche.
Ed eravamo questi ultimi ad essere sempre,puntualmente,rimandati ad ottobre,per “riparare”qualche materia, magari andando, d’estate, a lezione dagli stessi docenti:
Ed io,fra questi rimandati.
Però,una soddisfazione,comunque,ce la siamo presa,noi,figli di …nessuno.
La maturità,allora,era una cosa seria. Ed io,seduto sulla”sponda del mio fiume”,ne ho visti passare di…cadaveri.
V.P. era uno di quei poveri,ma così povero,che era considerato uno dei più “bravi”.
Il padre,falegname,con una botteguccia in un sottoscala,aspettava che il Comune lo incaricasse di fornire la cassa da morto per i morti poveri,che veniva pagata dal Comune.
Dalla prima media alla 5ª liceo scientifico,volò.
Ma agli esami di maturità fu bocciato a giugno. Ed io me lo trovai,ripetente,in 5ª.
Constatai subito le sue deficienze. Usava il “bensì” al posto di “benché”.
E non parliamo del Latino.
Fu di nuovo bocciato a giugno. E tutti gli altri,quelli che “volavano”,dovettero soccombere sotto le raffiche di esaminatori severi e giusti.
E noi,”figli di nessuno”,trovammo finalmente, giustizia.
Invece,molti di quei “bravi”,non riuscirono a piazzare le loro “mozzarelle”.
Ma col senno di poi,a ripensarci,forse anch’io avrei potuto appartenere alla schiera dei “bravi”,sempre che mio padre avesse acconsentito.
Mio padre gestiva il servizio pubblico di linea per viaggiatori.
E volete che non fossero viaggiatori i miei insegnanti? Ma certo che lo erano.
E quando si dovevano recare a Cosenza,al Provveditorato,chissà quanto gli pesava il costo di quel biglietto;e quando si dovevano recare alla Stazione,a prendere il treno,chissà quanto veleno ingoiavano nel pagare quel biglietto,e quando,d’estate,andavano al mare,magari con tutta la famiglia,chissà le maledizioni che mandavano a me,loro alunno,che non si adeguava a
riconoscere il “quasi diritto” a farsi “omaggiare”.
Ma mio padre era fatto così. Riteneva che un figlio dovesse continuare gli studi se era in grado di farcela con le sue forze. Ogni “aiutino” lo considerava deleterio perché poteva creare illusioni di cui ci si sarebbe dovuti poi pentire nella vita.
E,forse,mio padre aveva ragione. Almeno per come poi andò a finire.
Grazie,papà,per aver fatto di me un ingegnere.
E che mio figlio mi perdoni per aver fatto di lui un ingegnere,con le stesse, sofferte,modalità.
ERNESTO SCURA
P.S.
Che nessuno mi fraintenda. I figli dei poveri,se è vero che non erano tutti dei geni, eran, comunque,tutti nella normalità. Cioè c’erano i cretini ed i superdotati.
E lo,stesso,valga per i benestanti. C’erano i cretini ed i superdotati.
Entrambi,equamente distribuiti.