Nei primi mesi del 1944 gli alleati provvidero ad emettere delle banconote d’occupazione,nei tagli di 1 , 2 ,5 , 10 Lire di forma piuttosto quadrata e ,inoltre,delle banconote di taglio superiore di 50, 100, 500, 1000 lire, di forma decisamente rettangolare, rassomiglianti moltissimo al dollaro americano.
Le scritte erano in italiano ed inglese,ovviamente per essere lette ed utilizzate sia dagli occupanti che dagli occupati che erano i maggiori utilizzatori.
Entrambi i formati suscitarono critiche e derisione da parte italiana,abituati come eravamo,almeno per i tagli forti,a formati giganteschi (500 e 1000 lire) e indotti a definire le amlire da 500 e 1000 lire: “targhette di vini e liquori”. Per i tagli piccoli la difficoltà maggiore derivava dalla complicazione ad assemblare in portafoglio non essendo modulate con le dimensini usuali e,quindi,difficili da raccogliere in allineamento preciso.
Nonostante tutto,furono di uso corrente e parallelo alle residue vecchie lire,che si fregiavano,ancora, del fascio littorio e,con disappunto di socialisti e comunisti,ancora riportavano l’immagine del re Vittorio Emanuele III . Quelli che si prestarono di più ad essere falsificati furono i pezzi da 1 lira.Senza ricorrere a sofisticate attrezzature tipografiche o a speciale carta.
Bastava aggiungere uno Zero all’1 di ciascun angolo e all’1 centrale e,voilà,una lira diventava dieci lire. I falsari? Ma eravamo noi,vivaddio,noi ragazzini che, in certo qual modo,sapevamo maneggiare un pò l’inchiostro di china nero,e tra di noi c’era sempre uno con una bella calligrafia.
Non ci siamo mai azzardati a modificare LIRA in LIRE. Ma non se ne accorgeva nessuno.Lo “Spaccio” di quei falsi biglietti fu destinato,per lo più,al rivenditore di “Carrube” che,ordinariamente,erano un alimento per cavalli, ma data la carestia alimentare del tempo,erano diventate, per noi bambini,una ghiottoneria, data l’elevata dolcezza ed il forte colore marrone che le facevano rassomigliare alla cioccolata. Erano una specie di grossi fagiolini secchi che venivano sgranocchiati sputando i semi piccoli e durissimi che,ci raccontavano,venivano usati per la fabbricazione dei “rosari” per le preghiere.
Ma noi,senza alcun riguardo alla mistica funzione cui potevano essere destinati,li sputavano senza riguardo. Tra di noi lo spacciatore per eccellenza era “Paoluccio”, un quasi nano che, di solito,non destava dubbi per la sua menomazione, anzi suscitava tenerezza. Il Falsario era Leonardo,che sapeva destreggiarsi con la china.E gli altri?
Tutti gli altri ci limitavamo a…sgranocchiare carrube che,pare,non sia un reato,oggi,e figuriamoci se lo era …in quei tempi.
Comunque il guadagno più consistente dell’operazione derivava dal “resto” della spesa che veniva investito,con Impensabile rapidità,nell’acquisto dei biglietti per il cinema che era nelle immediate vicinanze del …”carrubaro”.
Ernesto SCURA