Innanzitutto è doveroso ribadire con forza un secco no ad alleanze politiche con chi pretende che l’appoggio politico sia moneta di baratto per tutelare i propri interessi a discapito di quelli della città e del bene comune. La storia politica locale è piena di persone e di esempi come questi, e se negli anni questi hanno avuto vita facile nel condizionare le decisioni politiche la colpa è anche dei cosiddetti democratici di sinistra e di frange della sinistra radicale che sono giunti a vedere il sorgere di movimenti antipartitici,
di movimenti tesi a convogliare la giusta indignazione rispetto ad un mondo politico inaffidabile e opportunista non nel senso di rinnovare le forme della partecipazione quanto a negare la partecipazione stessa o in forme più subdole o a renderla apparente. Si è ostacolato, non si è compreso, non si sono fatte proprie le insoddisfazioni, le rivendicazioni che esprimono le masse, oggi maggioranza nella città ma che tardano a concretizzarsi in forme di lotta. Non aver voluto rinnovare le forme e le strutture dei partiti per renderli accoglienti ed inclusivi nei confronti delle nuove soggettività, delle nuove istanze, delle nuove modalità espressive ha portato gli stessi partiti a quel processo inevitabile di degenerazione che ha contribuito per buona parte a vivere la politica con distacco, tanto da arrivare a rifiutarla dal contesto sociale. Costruire le basi per un intervento in profondità, costruire da adesso l’alternativa al centro destra. Il problema è con chi, con quali alleanze! E’ il momento di chiamare all’unità e alla lotta tutte le forze popolari e democratiche della città, come si fa nei momenti più ardui e difficili. Il problema decisivo di ogni Rivoluzione e di ogni politica Rivoluzionaria sono le giuste alleanze, ad esse sono legati sia il percorso amministrativo che il momento decisivo per la trasparenza di tutto ciò che viene deciso all’interno della casa comunale. La causa della decadenza politica, della disaffezione alle vicende locali è da ricercare prima di tutto nella mediocrità degli argomenti trattati quotidianamente nei partiti, maggiormente nei grossi partiti che non hanno migliorato la loro apertura verso la società ed i movimenti. A peggiorare ulteriormente il quadro geopolitico coriglianese sono i piccoli partitini ad personam, legati per buona parte a nomi dell’imprenditoria locale, a individui avidi di potere e buoni per tutte le stagioni, a professionisti della politica sommersa, degli accordi sottobanco, dei dico e non dico, personaggi noti per la loro spregiudicatezza, per la loro ambiguità, noti per non schierarsi né a sinistra, né a destra, individui che fanno affari sia con la maggioranza che con l’opposizione e con entrambi vanno a braccetto, pronti a fare da stampella sia alla destra che alla sinistra in cambio di un salvacondotto che sia garanzia dei propri interessi. La nostra ricetta, per quanto possa essere presa in considerazione è riflettere criticamente a tutto quello che comporta gran bene dentro e anche fuori dai confini della sinistra, costruire le basi per un intervento in profondità che dia slancio e vigore a quella sinistra oramai lontana dai bisogni altrui. Incominciare a rivedere quel sistema più o meno ramificato e radicato dell’utilizzo a fini personali delle strutture pubbliche e dei partiti, privilegio di ristretti gruppi oligarchici che tendono alla sistematica esclusione del resto della società. La priorità della politica è che deve diventare morale ed etica, tirare fuori dalla palude un territorio in mano a dei mestieranti. A tal proposito si ricordino le varie commissioni edilizie ieri, urbanistiche oggi, in mano a soggetti privi di scrupoli e di qualsiasi cognizione urbanistica,di assetto idrogeologico del territorio o di piani regolatori per un vivere armonioso. Lo stesso criterio (se si escludono rare eccezioni) viene adottato anche per gli incarichi di assessore all’urbanistica e lavori pubblici. Queste realtà istituzionali da sempre le più ambite, motivi di ricatti politici, di liti notturne dove poco è mancato che si venisse alle mani, da sempre croce e delizia di tutte le amministrazioni sono stati e continuano ad essere determinanti per gli equilibri interni, è su questi incarichi che da sempre si decidono le sorti politiche delle amministrazioni e di quelli che vivono di politica, non fosse altro che è qui che si costruiscono guadagni, consensi, abusi edilizi e connivenze, per non parlare di pratiche ricattatorie adottate in passato nei confronti di piccoli privati interessati a lavori di ristrutturazione. A darci ragione della loro incompetenza, sono i fatti recenti, è bastato un po’ di pioggia più del normale per portare a galla, oltre al fango la loro incapacità supportata da giochi politici, da consociativismi e da permessi facili a costruire.
Per il movimento centro storico. Luzzi Giorgio.