Credo che tutto il sistema mediatico che ha messo in moto la venuta del Papa qui da noi in Calabria, e specificatamente nella Piana di Sibari in realtá abbia ottenuto il risultato di distogliere l’attenzione dal vero significato che questa visita rappresenta. Il Papa è venuto qui a ricordarci che questa è una terra di frontiera, dove le regole della vita civile che vigono nelle altri parti del mondo, dico del mondo, non solo d’Italia, qui sono sospese o solo accennate, appena riconosciute ma bellamente disattese.
Qui dove i bambini vengono passati per le armi e poi bruciati, dove i preti vengono massacrati, dove le ragazzine che dovrebbero affacciarsi alla bellezza della vita che le aspetta vengono trucidate dai ragazzini coetanei e bruciate insieme al loro futuro, dove la collusione mafiosa permea tutte le forme di potere politico ed amministrativo dai Comuni alla Regione ( ogni riferimento a fatti reali Non è puramente casuale).
Il Papa è venuto qui per questi fatti! Non è venuto qui a farci visita o a vedere quanta è bella la Sibaritide, o come siamo bravi ad organizzare un evento da 250.000 persone!
Il Papa è venuto qui a compiangerci, a dire ” poveri fratelli che terra disgraziata vi siete costruiti!”
Il Papa è venuto a dire al mondo che “esiste una terra , la Calabria, e specificatamente la nostra parte di Calabria, che è ancor peggio del terzo mondo, ove oltre alla povertà ed ad disagio economico si aggiunge anche il disastro sociale e mafioso e la perdita di qualsiasi regola morale e perfino umana”.
Questo è venuto a dirci con la sua venuta Papa Francesco, per cui noi, quando volevamo accoglierlo lo dovevamo fare non con le bandierine bianche e gialle, con la gioia o il sorriso sulle labbra, ma con le lacrime agli occhi, lacrime per piangere sulla nostra condizione di cittadini Italiani che forse agli occhi del mondo non meritano nemmeno più di essere salvati!
Ma non si può nemmeno concludere così, senza speranza per il futuro nostro e di questa terra, una speranza c’é, se noi avremo l’obiettività cruda di guardarci allo specchio proprio per come il Papa ha voluto guardarci, cambiando anche il nostro personale agire del giorno per giorno, tutti, nessuno escluso dal più insignificante atto quotidiano alle più importanti scelte politico-amministrative, rimettendo al centro l’uomo con la sua dignità che è l’unica vera regola della civiltà, forse allora, seppure con una buona dose di idealismo, ci sarà un barlume di speranza, e non archivieremo la visita del Papa tra le foto ingiallite della nostra storia.
Mario Gallina